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Kenya, la eco-natura chiama

Viaggio nella terra dove è nato il safari e dove sopravvive uno degli ecosistemi più importanti del mondo. E' l'Africa di Hemingway e dei Big Five, della neve equatoriale del Kilimanjiaro e della savana della Rift Valley, dell'arcipelago tropicale di Lamu e del Grande Deserto del Nord.

Kenya
©Kenya Tourist Board
Tra tutti i paesi dell’Africa il Kenya è forse quello che suggerisce immediatamente un tipo di vacanza che non lascia dubbi: il safari, ovvero l’Africa di Hemingway e dei Big Five (leoni, elefanti, rinoceronti, leopardi e bufali). E come potrebbe essere altrimenti nella terra dove il safari è nato, allorché i primi esploratori europei giunsero su queste coste lanciandosi entusiasticamente in grandi esplorazioni con qualsiasi mezzo disponibile, dal cavallo alla mongolfiera. La stessa lingua locale la dice lunga sul significato profondo della parola “safari”, che in swahili si traduce più o meno come “viaggio, spedizione, carovana”, derivando dall’arabo “safara” l’enfasi posta sullo “scoprire, viaggiare”. Qualcuno potrebbe obiettare che, in tempi in cui è rimasto poco da scoprire, la dimensione del safari rimane soltanto una valida alternativa turistica.

Eppure il Kenya è davvero il posto giusto dove potersi lasciare ancora travolgere dall’ignoto, dove gli occhi dei viaggiatori possono ancora trovare angoli di natura selvaggia e ultime frontiere non colonizzabili dove permane uno stato di cose lontano anni luce dalla civiltà. Basti dire che sono ben 56 le riserve naturali, i parchi marini, le zone sotto la protezione governativa e i ranch privati tutelati su un territorio pari all’11% del Paese.
Con le foreste e le cascate della catena dell’Aberdare, la neve equatoriale del Kilimanjiaro, la savana della Rift Valley e la storia antica di Mombassa, i crateri dei vulcani spenti e i colori accesi del Lago Nakuru, le roventi pianure del Nord e le acque blu oltremare dell’Oceano Indiano, il Kenya è un palcoscenico di lusso dove osservare fenomeni naturali e rarità faunistiche che lasciano senza fiato.

Come i più grandi avvoltoi del mondo o i branchi di elefanti, rossi per essersi rotolati nel fango argilloso, le tartarughe di mare che depongono le uova nelle notti di luna piena, una mamma cheetah (nome swahili del ghepardo) intenta a insegnare ai piccoli l’arte della caccia, l’impressionante migrazione di milioni di gnu, zebre a gazzelle nel mese di giugno. Scene da documentari che molti orami, probabilmente,  si accontentano di vedere solo in televisione.

Come non citare quella “Porta dell’Inferno” che, a pochi chilometri da Nairobi, schiude  scenari sconvolgenti come i caldi geyser e i cieli sgombri dove librano aquile in volo. Dal nord al sud del Paese si susseguono sterminate aree naturali mai uguali a se stesse e le une con le altre. Molti diversa dai verdeggianti parchi del Sud è, ad esempio, l’area desertica di Samburu, il luogo dove le acque  del fiume Ewaso N’giro attirano una profusione di selvaggina.

E poi c’è Tsavo, terra delle meraviglie nei pressi del litorale oceanico dove rare antilopi di hirola si inseguono tra i crateri vulcanici di Chiamu e le Cascate di Mzima. Ai piedi delle celeberrime falde del Kilimanjaro si trova invece Amboseli che, in lingua locale, vuol dire “il posto dell’acqua”, dove zone di rocce vulcaniche si sovrappongono a paludi e dove è possibile scovare guerrieri Maasai intenti nelle loro tipiche danze.

Un parco più distante rilanciato solo negli ultimi anni è quello di Meru, l’ultima attrazione naturale del Kenya, un paradiso verde che circonda le acque del Tana. A soli 20 minuti dalla capitale si trova invece il Parco Nazionale di Nairobi, il primo in assoluto del Kenya. Uno dei migliori modi per dedicarsi un’avventura in Kenya nel rispetto di uno degli ecosistemi più importanti del mondo, è quella di soggiornare presso gli eco-lodge, il futuro dell’ospitalità keniana.
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