James Cameron aveva ampiamente ambientato Terminator e il suo sequel del 1991, Il giorno del giudizio, dietro casa, tra Los Angeles e la California tutta… Ma quei tempi sono lontani. Il nuovo capitolo del franchise iniziato nel 1984 riparte da lì, ma in qualche maniera riprende le location dei successivi film - poi rinnegati - portandoci in Messico. O per lo meno facendocelo credere. Non è oltre il confine statunitense che si è spostata la produzione di Terminator: Destino oscuro, infatti, bensì addirittura oltreoceano. E così la lontana Europa ha avuto l'onore di ospitare i nuovi set dell'avventura interpretata anche (e di nuovo) da Linda Hamilton e Arnold Schwarzenegger.
È la storica Sarah Connor la protagonista della vicenda, costretta a tornare da molto lontano per preparare un gruppo di nuovi agenti a combattere contro un complesso nemico: il T-1000. E soprattutto per salvare la giovane di nome Dani Ramos (Natalia Reyes), i suoi amici e la cyborg-umana Grace (Mackenzie Davis), la cui vita è messa in pericolo da un nuovo Terminator modificato in metallo liquido (Gabriel Luna), che qualcuno ha inviato dal futuro.
Dal 29 maggio al 17 novembre 2018 scenografi e produzione hanno lavorato soprattutto in Spagna, prima che in Ungheria (tra l'aeroporto e gli Origo Film Studios di Budapest). "Una troupe molto talentuosa che ha saputo creare a Madrid i colori e le immagini del vero Messico", l'ha descritta lo stesso Cameron. Al quale ha fatto eco la scenografa Sonja Klaus, confermando quanto la Spagna si sia dimostrata una sostituzione ideale: "Si trovano ambientazioni e luci simili nei due Paesi, come nella spettacolare Almeria, dove Sergio Leone aveva girato i suoi classici spaghetti western".
Proprio da quelle parti, nella Isleta del Moro del Parque Natural de Cabo de Gata, si sono tenute le prime riprese di quello che veniva allora chiamato "Terminator 6: Phoenix" . I lavori son continuati poi nel complesso industriale di Catral e subito dopo a Cartagena, tra le strade di Candela Street, che - con quelle del poligono di Cabezo Beaza, dell'Aeroporto della Corvera e di Los Mateos (oltre che delle madrilene Pueblo Neuvo e Lavapiés) - han contribuito a simulare i panorami messicani.
Una accortezza resa necessaria da questioni di budget, ma principalmente dal basso livello di sicurezza assicurato dalla nazione centroamericana, soprattutto dopo l'assassinio dello scout della serie Narcos di Netflix, Carlos Muñoz Portal, ucciso proprio in Messico nel 2017. A dichiararlo esplicitamente è stato lo stesso regista Tim Miller in una conferenza stampa tenutasi nella capitale: "quello è stato l'ultimo chiodo sulla bara"… Anche se sarebbe stato meglio dire 'la goccia che ha fatto traboccare il vaso'.
È la storica Sarah Connor la protagonista della vicenda, costretta a tornare da molto lontano per preparare un gruppo di nuovi agenti a combattere contro un complesso nemico: il T-1000. E soprattutto per salvare la giovane di nome Dani Ramos (Natalia Reyes), i suoi amici e la cyborg-umana Grace (Mackenzie Davis), la cui vita è messa in pericolo da un nuovo Terminator modificato in metallo liquido (Gabriel Luna), che qualcuno ha inviato dal futuro.
Dal 29 maggio al 17 novembre 2018 scenografi e produzione hanno lavorato soprattutto in Spagna, prima che in Ungheria (tra l'aeroporto e gli Origo Film Studios di Budapest). "Una troupe molto talentuosa che ha saputo creare a Madrid i colori e le immagini del vero Messico", l'ha descritta lo stesso Cameron. Al quale ha fatto eco la scenografa Sonja Klaus, confermando quanto la Spagna si sia dimostrata una sostituzione ideale: "Si trovano ambientazioni e luci simili nei due Paesi, come nella spettacolare Almeria, dove Sergio Leone aveva girato i suoi classici spaghetti western".
Proprio da quelle parti, nella Isleta del Moro del Parque Natural de Cabo de Gata, si sono tenute le prime riprese di quello che veniva allora chiamato "Terminator 6: Phoenix" . I lavori son continuati poi nel complesso industriale di Catral e subito dopo a Cartagena, tra le strade di Candela Street, che - con quelle del poligono di Cabezo Beaza, dell'Aeroporto della Corvera e di Los Mateos (oltre che delle madrilene Pueblo Neuvo e Lavapiés) - han contribuito a simulare i panorami messicani.
Una accortezza resa necessaria da questioni di budget, ma principalmente dal basso livello di sicurezza assicurato dalla nazione centroamericana, soprattutto dopo l'assassinio dello scout della serie Narcos di Netflix, Carlos Muñoz Portal, ucciso proprio in Messico nel 2017. A dichiararlo esplicitamente è stato lo stesso regista Tim Miller in una conferenza stampa tenutasi nella capitale: "quello è stato l'ultimo chiodo sulla bara"… Anche se sarebbe stato meglio dire 'la goccia che ha fatto traboccare il vaso'.