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Seicento fiorentino, mostra, compagnia San Benedetto Bianco

Le opere della compagnia di San Benedetto Bianco a Firenze

A Palazzo Pitti una mostra restituisce al pubblico le opere semisconosciute e restaurate di  Vignali,  Dolci, Dandini e altri grandi maestri del Seicento fiorentino

Agostino Melissi<br>
Opera Laboratori Fiorentini – Civita Group
Agostino Melissi - Flagellazione di Cristo alla colonna, 1653
Un tesoro 'segreto' ritrovato. Un nucleo di opere poco conosciute, dipinte da grandi artisti del Seicento fiorentino e accuratamente restaurate, sono restituite alla fruizione del pubblico e esposte nella mostra “Il rigore e la grazia: La compagnia di San Benedetto Bianco nel Seicento fiorentino”, fino a maggio prossimo negli ambienti annessi alla Cappella Palatina di Palazzo Pitti. Realizzata in epoca lorenese per volere di Pietro Leopoldo, la Cappella è ancora oggi aperta al culto, ma era visitabile fino ad ora solo in rare occasioni. La mostra curata da Alessandro Grassi, Michel Scipioni e Giovanni Serafini, costituisce una grande opportunità che vede unirsi il principio della tutela del patrimonio territoriale fiorentino con quello della sua valorizzazione, grazie ai restauri effettuati appositamente e alle nuove sale espositive, anch'esse recuperate e inserite da oggi nel circuito di visita del Museo degli Argenti.

Perché andare
Il tesoro esposto nel percorso proviene quasi interamente dal patrimonio della compagnia di San Benedetto Bianco, che è stata una fra le più importanti e prestigiose aggregazioni laicali fiorentine. La donazione più importante ricevuta dalla Compagnia è la serie di otto tele a soggetto biblico che il confratello Gabriello Zuti si era fatto dipingere per la propria abitazione nella seconda metà degli anni Quaranta del XVII secolo, e che lasciò a San Benedetto Bianco alla propria morte nel 1680. Si tratta di un ciclo unico, con capolavori di alcuni fra i maggiori artisti del Seicento fiorentino, i cui soggetti tratti dal Vecchio Testamento  – scelti con l’ausilio di qualche dotto confratello – alludevano ad eventi precisi della vita familiare dello Zuti, segnata indelebilmente dalla tragedia della peste del 1630. Ricordiamo “Giacobbe ed Esaù”, di Lorenzo Lippi, “Giaele e Sisara” di Ottavio Vannini, “Ritrovamento di Mosè” di Jacopo Vignali, “Geroboamo e il profeta Achia”  di Vincenzo Dandini, “Ripudio di Aga” di Giovanni Martinelli, “Guarigione di Tobia” di Mario Balassi, “Susanna e i vecchioni” di Agostino Melissi,  “Lot e le figlie” di Simone Pignoni.

Da non perdere
Fra le opere esposte segnaliamo  “Cristo caduto sotto la croce” di Vincenzo Dandini la “Flagellazione di Cristo alla colonna” di Agostino Melissi e il “Crocifisso” di  Ferdinando Tacca. Una menzione particolare meritano le due tavole di Cristofano Allori (che l’odierno restauro ha meritoriamente riportato alla vita, arrestando i danni subiti nell’alluvione del 1966), raffiguranti San Benedetto e San Giuliano: esse erano in origine unite a formare la grande pala che schermava le reliquie collocate nell’enorme altare-reliquario della Compagnia e che, grazie ad un meccanismo di corte, poteva essere scenograficamente alzata per la loro ostensione.

Il rigore e la grazia: La compagnia di San Benedetto Bianco nel Seicento fiorentino
Fino al 17 maggio 2016
Luogo: Cappella Palatina -  Museo degli Argenti, Palazzo Pitti, Firenze
Info: 0552388709 – 0552388761

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