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Norcia
Racchiusa da una cinta muraria d'origine duecentesca a forma di cuore, trapunta da otto porte e merlata da diciassette piccole torri medievali, Norcia con le sue antiche case dai tetti di coccio offre la naturale scenografia a film di cappa e spada. Del resto i norcini hanno animo battagliero: indomiti per natura e tradizione, hanno combattuto contro i romani, i barbari, i papi e contro quel diavolo del terremoto che più volte ha scosso, dal cuore tenebroso delle montagne, la terra circostante. Nel 1859, per esempio, distrusse ben seicento edifici lasciandone in piedi solo 76. La città fu rifatta di sana pianta. Forse i santi di questa regione servivano a compensare la tellurica presenza del diavolo. Che se non è quello del sottosuolo è quello della gola. Così i norcini, pragmatici e astuti commercianti, esperti cerusici specializzati nella castrazione dei maiali e degli aspiranti cantanti, hanno saputo mettere insieme il diavolo e l'acqua santa, la devozione dei pellegrini per i Santi con l'amore per le salsicce e i tartufi. La norcineria, infatti, è qui un' arte millenaria, favorita dal fatto che l'inverno gelido di queste parti facilitava la preparazione e la conservazione dei salumi. Al centro della piazza principale del paese dedicata a S. Benedetto sorge la statua del santo. Su un lato s'innalza la Basilica, che la tradizione vuole eretta sulle fondamenta della casa dei suoi genitori. La facciata risale al 1389 e sfoggia un portale gotico chiuso da splendide imposte lignee. All'interno e nella cripta, fondata su un edificio romano, rimangono importanti resti di affreschi. Sulla piazza si affaccia anche la Rocca della Castellina, riaperta dopo un recente restauro e sede di un museo ricco di opere. Dall'altro lato incombe il Duomo di Santa Maria Argentea: un quadrilatero di spiritualità ecclesiastica. Ma l'anima ha difficoltà ad elevarsi trattenuta com'è in terra dal "paradisiaco" profumo di salsicce, appese in bella mostra sulla porta dei numerosi negozi circostanti, e dall'invitante odore di culatelli, di prosciutti tascabili (perché ricavati da un tocco della coscia di maiale insaccato in un budello dello stesso animale), di soppressate e di curiosi salumi dai nomi boccacceschi che alludono all'antica attività dei norcini castratori. E non mancano i formaggi: come le pere di ricotta salata, stagionata e conservata nella crusca. Le migliori sono quelle disponibili in primavera, quelle asciutte possono essere cucinate al forno. A Norcia è bello andare semplicemente a zonzo per i vicoli e le strade costeggiate dai palazzi nobiliari, entrare ed uscire dalle porte delle antiche mura, intrecciando il proprio passo con procaci massaie e rubicondi signori. Del resto, si sa, i salami chiamano il vino e non è difficile preparare appetitosi piatti ornati di tartufo. Norcia, infatti, ha trovato in questo tubero il suo oro nero: il pregiatissimo tartufo nero di Norcia può costare fino a mille euro al chilo. Fuori stagione è reperibile conservato intero in vasetti di vetro, oppure lavorato in pasta o in crema. Di recente viene impiegato anche in pasticceria e in gelateria.
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