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Salviamo i ciclisti: il tam tam della rete

Da un'iniziativa del Times si moltiplicano gli appelli dei social network a tutelare chi va in bicicletta: oggi la tematica si è scatentata su Twitter

catena di bicicletta
E’ iniziato tutto un attimo fa, in mattinata, quando Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, ha postato su Twitter una proposta: ‘Se poteste dire agli automobilisti di Milano una frase salva ciclisti cosa direste?’. Nel giro di pochi minuti le frasi dei ciclisti milanesi - e non - hanno cominciato a riempire la discussione ‘bikewrite’, e continuano col ritmo di 1 tweet al minuto a postare frasi divertenti ma anche impegnate sull’argomento.

Da ‘Risparmia l’analista diventa ciclista’ a ‘Chi cicla gode chi guida rode’ c’è chi esalta le numerose buone ragioni per pedalare. Chi invece segnala i pericoli più concreti per le due ruote e chiede agli automobilisti maggior attenzione ‘Stai nella tua corsia e non rovinare  alla bici la poesia’, ‘il peggior nemico dei ciclisti sono le portiere aperte all’improvviso’, ‘non sostare in doppia fila e sulle piste ciclabili’, ‘non ti arrabbiare se devi rallentare, pensa a me e quello che devo respirare’.

Nelle grandi città, Milano in primis ma anche Roma, Torino, Firenze, scegliere di muoversi in bicicletta è una scelta coraggiosa, purtroppo. Non si tratta solo di non inquinare, far bene alla salute (propria e degli altri), di diminuire il traffico: andare in bicicletta in città, in un paese dove le piste ciclabili sono un miraggio e gli automobilisti assolutamente non educati a convivere con i ciclisti, è un rischio costante. Andare a lavoro in bicicletta significa scommettere sulla propria vita, e non può continuare così.

Ecco che i ciclisti si devono tutelare, e il solo modo che hanno per farlo è convincere le amministrazioni comunali a prendersi cura della viabilità in questo senso, oltre che cercare di ‘educare’ gli automobilisti ad una convivenza civile, se  non proprio a lasciare l’auto in garage. Ilciclistaincazzato.it ad esempio è un sito che racconta aneddoti di vita di una ciclista a Milano, storie di ciclismo urbano, consigli e ironiche domande retoriche sul muoversi su due ruote nella metropoli.

Per i ciclisti della capitale c’è Romaciclista.blogspot per esempio, la cui ultima segnalazione si occupa delle rotatorie della città eterna e di come discostano dalle normative europee dal punto di vista geometrico e di conseguente smaltimento del traffico.

Il tam tam mediatico sul tema biciclette è più attivo che mai da quando il mese scorso una giornalista del Times, Mary Bowers, non è arrivata in redazione, perché travolta da un camion mentre pedalava. L’incidente ha dato lo spunto alla redazione della rivista per stilare otto punti salva-ciclisti che viene chiesto al governo inglese di seguire, provvedimenti da prendere perché andare su due ruote non significhi rischiare la vita. L’appello è rimbalzato subito in rete, soprattutto grazie ai social network, ed è cresciuta l’eco in Italia con il motto ‘Salviamo i ciclisti’. E il nostro paese detiene la maglia nera dei luoghi bike frinedly: in dieci anni ben 2556 morti su due ruote, una vera strage. Il ritmo è quello di un ciclista al giorno, un rischio altissimo: chi inquina meno dovrebbe essere non solo tutelato, ma addirittura premiato, e invece si ritrova a fare i conti con città che non gli consentono nemmeno la certezza di avere salva la pelle.

Insomma, bene Pisapia che rilancia la questione e accende i riflettori sul tema, ma i sindaci di ogni città italiana dovranno rimboccarsi le maniche e fare molto di più. Se il prezzo della benzina sale, perché non smettiamo di usarla?

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