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Trapani, con il pomodoro pizzutello il pesto è speciale

La salsa siciliana è perfetta con il tipico pomodoro coltivato da generazioni alle falde del Monte Erice

ortaggio tipico Sicilia<br>
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Pomosori ciliegino
Dolce e gustoso anche fino a febbraio,il pomodoro pizzutello delle Valli Ericine,nonostante sia a forte rischio estinzione, è una vera e propria istituzione della tradizione agroalimentare della bella zona alle falde del Monte Erice dove la sua coltivazione è stata recentemente recuperata. La sua dolcezza ed il suo ottimo sapore lo rendono un ingrediente perfetto per preparare il tradizionale pesto trapanese.

LA TRADIZIONE
Le terre rosse ricche di salinità fanno delle Valli Ericine una zona estremamente vocata alla coltivazione di prodotti di altissima qualità che spaziano dai meloni, alle viti, ai cereali, all'aglio ed anche ai pomodori che, alle falde del Monte Erice, oltre ad essere estremamente gustosi, hanno la prerogativa di essere coltivati in asciutta. A Paceco i cittadini più anziani hanno memoria del pomodoro pizzutello da almeno ottant'anni, offrendo testimonianza di una tradizione tramandata di generazione in generazione che sopravvive al trascorrere del tempo, seppure con le difficoltà dovute alla diffusione di varietà più produttive che, spesso, ne hanno relegato la produzione ai soli orti familiari.

LA DENOMINAZIONE
Nonostante l'abbandono, da parte di molti produttori, di questa varietà tradizionale in favore di altre, questo pomodoro è sopravvissuto per decenni negli orti della zona dove molte famiglie hanno continuato a coltivarlo. Oggi, grazie al sostegno della Fondazione Slow Food e del suo Presidio, questo pomodoro è oggetto di tutela e di recupero. A testimonianza del suo legame ormai ben radicato con il territorio di origine, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali lo ha inserito nell'elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) con la denominazione “Pomodoro seccagno pizzutello di Paceco”.

LE CARATTERISTICHE
Il pomodoro pizzutello delle Valli Ericine è di piccola pezzatura e si distingue per il suo colore rosso vivo a maturazione oltre che per la forma tondeggiante con la tipica punta all'umbone che ne determina il nome. Al palato è molto saporito e dolce.

LA PRODUZIONE
Il pizzutello delle Valli Ericine viene coltivato ai piedi del Monte Erice dove si estendono le vallate che si spingono sino al mare di Trapani, in un'area compresa nel territorio dei Comuni di Paceco, Valderice e Trapani. Ogni anno gli agricoltori locali raccolgono il seme dai pomodori del primo palco per conservarlo gelosamente per l'anno successivo. La semina viene effettuata durante il mese di aprile quasi esclusivamente in pieno campo su terreni argillosi, mentre il raccolto viene eseguito in modo scalare nel periodo tra giugno e settembre. Sul mercato il pizzutello può essere reperito tutto l'anno trasformato in passata oppure fino a febbraio come pomodoro da serbo.

LA CULTURA
Nel corso del tempo questo pomodoro ha sviluppato un forte legame con il territorio di produzione al quale si è adattato alla perfezione diventando un ecotipo particolarmente rustico. Specialmente quando vengono rispettate le rotazioni colturali, infatti, riesce a resistere bene a parassiti e malattie e non necessita di particolari cure, se non di qualche zappettatura a mano.

IN CUCINA
Il sapore dolce e piacevole rende questi pomodori perfetti per essere consumati freschi ma anche per essere trasformati in passata oppure conservati appesi a grappoli legati con lo spago. In abbinamento al profumato aglio rosso di Nubia rappresentano uno degli ingredienti protagonisti del tradizionale pesto alla trapanese ottimo per condire i formati più svariati di pasta ma davvero delizioso in abbinamento alle tipiche busiate (simili ai meccheroni), che si ottengono attorcigliando la pasta con un ramo di buso, o agli gnoccoli, una pasta lunga circa 15 centimetri e larga mezzo che viene incavata a mano utilizzando tutte e dieci le dita.

La ricetta: Pesto alla trapanese. Ingredienti: pomodori pizzutelli di Paceco, aglio rosso di Nubia, mandorle, basilico, olio extravergine di oliva, sale, pepe.
Per ottenere una Pesto alla Trapanese a regola d'arte, occorre pestare con attenzione gli ingredienti, cominciando dal sale, dal pepe, dall'aglio e dal basilico, con graduale aggiunta di olio, e proseguendo, meglio se a parte, con le mandorle (spellate e crude), e con il pomodoro (privato della buccia). Unendo gli ingredienti ed aggiungendo, se necessario, un poco di olio per regolare la consistenza, si ottiene una salsa cremosa e saporitache potrà essere utilizzata tal quale per condire la pasta, da servire in tavola arricchita conuna spolverata di pecorino(preferibilmente quello siciliano) oppure, a seconda delle varianti, di pangrattato, o, persino, di bottarga di tonno. Per aggiungere una nota di freschezza al pesto è possibile abbinare al basilico qualche foglia di menta.

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IL TERRITORIOIl Comune di Paceco è adagiato sull'estrema punta occidentale dell'isola siciliana in una posizione tale da confinare sia a nord che a sudcon il territorio del Comune di Trapanidividendondolo in due parti. Secondo il progetto iniziale la sua pianta era di tipo ippodameo con isolati rettangolari e impianto a magia ortogonale. Oggi si presenta, invece, come unalocalità ruraleche si sviluppa ordinatamente in base ad un pianto regolarotre di stampo moderno. Una visita di Paceco non può prescindere da alcuni importantiluoghi di interesse culturale, storico, enaturalistico. Prime su tutte le saline di Nubia, immerse nella Riserva Naturale Integrale Saline di Trapani e Paceco gestita dal WWF, le seicentesche chiese cittadine(la chiesa Madre del SS. Crocifisso, la chiesa Maria SS. del Rosario, la chiesa Maria SS. di Porto Salvo e quella si San rancesco di Paola), Villa Torrearsa,il Museo di Antropologia e Preistoriaall'interno del Palazzo del Municipio, la grande Biblioteca Comunale, la diga Baiatacon il rigoglioso parco che la incornicia, la Torre Saracena di Nubia, presso l'omonima frazione, l'antico Pozzo Salato di Dattilo, realizzato in epoca araba nel territorio della frazione di cui porta il nome, e i vari bagli che punteggiano il territorio, retaggio dell'antica civiltà contadina.

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