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Monte Poro, il migliore pecorino dell'Italia meridionale

Il formaggio calabrese prossimo alla DOP racchiude tutti i profumi dei pascoli locali

pecorino formaggio di pecora forme pile
©LaraBelova/iStock
Formaggio di pecora
Il Monte Poro può essere considerato una sorta di mondo a sé, differente, tanto dal punto di vista culturale che da quello ambientale, sia dalle Serre Calabresi che dalla magnifica Costa degli Dei sulla quale si affaccia. La sua posizione panoramica, a metà strada tra le montagne ed il mare, e la sua altitudine non molto elevata, che non supera i 700 metri, unitamente ad un clima mite e pressochè privo di sbalzi, ha favorito lo sviluppo di una ricca vegetazione fatta di pascoli verdeggianti, filari di pioppi e vigneti ed oliveti che, alternandosi ai caratteristici terrazzamenti che digradano lungo le sue pendici, testimoniano la presenza dell'uomo sull'altopiano sino alle cime più alte e l'impegno profuso, nel corso del tempo, per renderlo abitabile e coltivabile in tutto il suo territorio. Sono, infatti, numerosi gli insediamenti umani sviluppatisi nel corso dei secoli. E questo processo di antropizzazione, sempre rispettoso dell'ambiente naturale, ha consentito la diffusione di numerose attività legate all'agricoltura e all'allevamento che, assieme al turismo rurale e all'agriturismo, rappresentano ancora oggi uno dei pilastri dell'economica locale.

Sono proprio le essenze dell'altopiano il segreto di uno dei suoi prodotti più rappresentativi. Il Pecorino del Monte Poro, prossimo al riconoscimento della DOP, la cui domanda è stata pubblicata lo scorso mese di ottobre, racchiude tutti i sapori ed i profumi dei pascoli locali che rendono il latte degli allevamenti una materia prima dalle caratteristiche uniche. Sui verdi pascoli che ricoprono le pendici del massiccio ancora oggi si pratica il pascolo estensivo, che consente di ottenere un latte dalle ricche note gustative ed olfattive, perfetto per ottenere un pecorino da molti considerato il migliore dell'Italia meridionale. Le tecniche di lavorazione e stagionatura rispettose della tradizione consentono di ottenere un formaggio genuino che si differenzia da altri prodotti caseari simili per alcune accortezze adottate durante il processo di preparazione come, ad esempio, l'usanza di non riscaldare la cagliata dopo la rottura, ma di procedere ad una accurata pressatura manuale che consente di eliminare in maniera più efficace i residui di siero.



In base alla durata del periodo di stagionatura a cui viene sottoposto se ne ottengono due varianti: quella fresca, dal sapore dolce e fresco caratterizzata da una crosta sottile e di colore giallo che racchiude una pasta morbida e compatta; e quella stagionata dalla crosta dura e rugosa di colore giallo-rossiccio e dalla pasta molto consistente e compatta che sprigiona un sapore intensamente aromatico e gradevolmente piccante. In cucina si rivela un formaggio particolarmente versatile, delizioso sia consumato da solo che come ingrediente di gustose pietanze. Ognuna delle due tipologie si presta all'impiego in differenti ricette e preparazioni. Il tipo fresco, ad esempio, è ottimo come accompagnamento a piatti a base di verdure, grigliato, oppure al naturale, magari in abbinamento al buon pane locale. Il tipo stagionato, invece, è ottimo grattugiato su primi e secondi piatti della tradizione locale e non solo, oppure tagliato a scaglie e cubetti e semplicemente servito in accompagnamento ad insaccati, pomodori secchi o conserve sott'olio.

Chi raggiunge il Monte Poro, dunque, scopre un territorio che ha saputo mantenere inalterate, nel tempo, le sue più affascinanti tradizioni ed usanze, da quelle gastronomiche che donano autentiche prelibatezze come il grano duro, il mais, i ceci ed altri legumi, i formaggi e la vera Nduja calabrese, regina di Spilinga, sino a quelle del folklore locale. Il magnifico altopiano calabrese è, inoltre, un luogo ideale per sperimentare il contatto con un ambiente unico che, ancora oggi, custodisce le preziose testimonianze lasciate ai posteri dalle popolazioni che vi abitarono e che vi transitarono durante i loro viaggi tra la parte settentrionale e quella meridionale della regione, e tra la zona di Tropea e quella di Vibo Valentia.



Sul suo territorio, infatti, sono state rinvenute le vestigia di antichi insediamenti dell'età del Paleolitico, del Neolitico e del Protostorico. Ricadi, ad esempio, è famosa per i reperti risalenti ell'età del Bronzo, mentre il Borgo abbandonato di Papaglionti Vecchio sfoggia pittoresche Case Grotte e Chiese Rupestri. Torre Galli, infine, custodisce preziosi siti dell'età del Ferro ed una interessante necropoli greca. Al periodo della Magna Grecia, inoltre, risalgono alcune delle più interessanti influenze ancora oggi ben visibili nelle produzioni artistiche, artigianali ed agricole della zona. Ogni itinerario è, inoltre, accompagnato dalle sorprendenti vedute panoramiche che incorniciano il massiccio e che spaziano dalle Serre boscose da un lato, al Golfo di Lamezia dall'altro, spingendosi, nelle giornate più limpide, sino allo Stromboli.

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