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Triangolo Barberini Palestrina

Un edificio triangolare nella campagna romana

Viene chiamato Triangolo Barberini, ed è un palazzo in cui la geometria fa da scenario al mistero

Porta Praeneste
istockphotos
Porta Praeneste Palestrina
Nei pressi di Palestrina, un comune laziale non lontano da Roma, si trova un edifico davvero singolare. Si tratta del Casino Barberini, più comunemente noto come il Triangolo: è proprio questa la forma particolare che lo contraddistingue, una planimetria inconsueta che ha dato adito a non poche leggende e dicerie ad esso legate. Opera dell’architetto Francesco Romano Contini, già progettista di diversi edifici appartenuti alla nobile famiglia, risale alla metà del 1600 (non si ha una data certa a causa dello smarrimento dei documenti catastali durante la Seconda Guerra Mondiale).
 
Come suggerisce il nome, l’edificio ha pianta triangolare: un triangolo equilatero, di 20 metri di lato, per tre livelli di altezza più un piano interrato. Ancora più peculiarmente, ogni livello ospita al centro un ambiente esagonale, che divide lo spazio in tre triangoli più piccoli. Sulla sommità, si erge una torretta esagonale che ‘fuoriesce’ dall’ultimo livello creando tre terrazze angolari. Insomma, il palazzo è un trionfo della geometria, e del calcolo matematico. A decorarlo e ‘custodirlo’, statue di guardiani, cariatidi, figure inquietanti mezzi uomini e mezzi esseri mitologici. 
 
Purtroppo quasi tutto l’arredamento interno non è più presente, e i numerosi affreschi e stucchi giacciono in un terribile stato di conservazione, ma è certamente l’impianto volumetrico ad attirare maggiormente l’attenzione. E la morbosa curiosità di tutti coloro che, nei secoli, hanno alimentato leggende e superstizioni relative ad un palazzo tanto strano. La ripetizione del numero 3 e del triangolo evocano un passato esoterico, e la poca chiarezza sulla destinazione d’uso dell’edificio (era una casina di caccia? una villa di campagna per il sollazzo?) ha fatto il resto. C’è chi giura di aver percepito, o addirittura visto, delle presenze strane, fantasmi o inquietanti frequentatori che approfittavano delle tenebre per recarsi a incontri segreti (massoneria?). Certamente l’architetto ha voluto stupire, e probabilmente giocare con il simbolismo applicandolo ad un contesto bucolico piuttosto isolato, e quindi ancora più inquietante e misterioso. 
 
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