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Tarquinia, città madre dell'Etruria

E' la città etrusca per eccellenza dell'Etruria Viterbese, che conserva nelle famose tombe dipinte una ricchezza di insetimabile valore. 

Tuscia
courtesy of ©APT di Viterbo
Tarquinia, già il nome riecheggia quello del mitico fondatore etrusco, Tarconte. E’ la città per eccellenza dell’Etruria viterbese, la più antica, e lo conferma l’archeologia: sepolcreti in campagne circostanze testimoniano la presenza di villaggi appostati su pianori, primo fra tutti quello chiamato la Civita (a circa 5 chilometri dall’attuale abitato). Della città primigenia rimangono resti di insediamenti e, soprattutto, il basamento del granioso edificio detto Area della Regina (IV sec. a.C.).

Secondo la leggenda accoglieva un altare con blocchi di macco fatto erigere da Torconte. Il frontone era abbellito da terracotte una delle quali fu ritrovata miracolosamente intatta nel 1936 e oggi esposta al primo piano del Museo Nazionale. Si tratta del meraviglioso fittile con i Cavalli Alati (nella foto), capolavoro della prima metà del IV sec. a.C. Il Museo Nazionale è allestito nel quattrocentesco Palazzo Vitelleschi a Piazza Cavour, monumento simbolo in pieno centro cittadino. In due piani (più piano terra) si trovano testimonianze rare delle civiltà etrusca e greca. Al piano terreno è sistemata una serie di sarcofagi, emblema prezioso della cultura e scultura funeraria del IV-I sec. a.C. Nelle nove sale del primo piano (dove si trovano i famosi Cavalli Alati), sono esposti oggetti di ogni tipo, corredi di tombe, vasi pontici, calcidesi, etruschi e greci a figure rosse tra cui la famosissima coppa dipinta dal pittore Oltos e plasmata dal vasaio Euxitheos con raffigurazione delle massime divinità greche e di un corteo dionisiaco. Al secondo piano, ricostruite con gli affreschi recuperati dalle necropoli, vi sono le tombe: Bighe, Letto Funebre, Nave, Olimpiadi, Scrofa Nera e Triclinio.

Le necropoli hanno il raro privilegio di conservare colorite pitture parietali che offrono preziose informazioni sulla vita religiosa, le abitudini, i timori di queste antiche popolazioni. Si trovano a circa un chilometro da Tarquinia, lungo la strada per Monte Romano, sono più di seimila con circa 60 pitture alle pareti. Se possono visitare solo dieci, perché dispongono di adeguate misure di sicurezza. Ne vale comunque la pena in quanto rappresentano un eccezionale dossier sullo sviluppo della pittura italica dal VI al II sec. a.C. Le tombe sono segnalate da semplici casette attraverso le quali si scende alle camere sepolcrali, alcune protette da vetri che consentono di ammirare le pitture paretali opportunamente illuminate. I loro nomi sono occasionali riferimenti agli animali raffigurati: Caccia e Pesca, Cardarelli, Giocolieri, Leonesse, Fior di Loto, Padiglione di Caccia, Baccanti, Pulcella, Caronti, Gorgoneion, Fustigazioni, 5513 (ovvero il numero di catalogo), Leopardi.

Scopri la NECROPOLI ETRUSCA DI MONTEROZZI

Tra le tombe attualmente non visitabili ma degne di nota Barone, Pantere, Aninas, Bartoccini, Auguri, Orco, Tori, Scudi, Tifone, Demoni Azzurri, Giglioli. Il centro storico di Tarquinia è un sorprendente svelarsi di monumenti, piazze e slarghi con torri medievali e ”affacci” esclusivi (panorami).

Tra gli edifici da vedere il Duomo (con un legante ciclo di affreschi cinquecenteschi del Pastura in zona absidale), la chiesetta di San Martino, le chiese di San Pancrazio (romano-gotico), di San Giovanni, dell’Annunziata (duecentesca con portale stile normanno), di San Francesco (neo-gotica) e di Santa Maria in Valverde (impianto romanico).
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