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Baronessa di Carini Castello Sicilia

Sicilia, da Carini una leggenda che attraversa i secoli

La vicenda della Baronessa di Carini tinge il rinascimento siciliano di tinte noir

Castello di Carini
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Castello di Carini
Quella della Baronessa di Carini è una leggenda diversa dalle altre. Anziché rimanere confinata tra i miti e il folklore locale, ha attraversato i confini italiani, è diventata oggetto di letteratura e persino di cinema, è passata dalla narrazione popolare ad essere oggetto di studio storico-scientifico. Come mai? Perché si è cercato di metterla a tacere. Ma, si sa, i segreti prima o poi vengono a galla, e spesso la loro aura viene amplificata dal corollario di misteri che il passaparola vi ha aggiunto negli anni.

Ma andiamo con ordine: la vicenda si svolge presso il Castello di Carini, una fortezza di epoca normanna che si trova in Sicilia, nell’area metropolitana di Palermo. Abitata sin dal 1200 da famiglie nobiliari, divenne nel 1400 proprietà della baronia dei La Grua Talamanca. Nel 1543, uno degli eredi del casato, Vincenzo, sposò ad appena 16 anni un'altrettanto giovanissima (14 anni) Laura Lanza di Trabia, figlia di Cesare Lanza (barone di Trabia e conte di Mussomeli) e Lucrezia Gaetani. Un albero genealogico che abbraccia tutti i più importanti casati di Sicilia dell’epoca. Laura Lanza divenne quindi Baronessa di Carini, e si trasferì nel castello dove abitò per vent’anni e nel quale nacquero i suoi 8 figli. Ma la vita coniugale non era idilliaca: la baronessa aveva un amante, Ludovico Vernagallo, la cui famiglia era imparentata con quella del marito.

Scopri anche le leggende del Castello di Mussomeli

Il tradimento fu scoperto, e il padre di Laura, Cesare, uccise (o fece uccidere, le fonti non lo riportano) la figlia e l’amante in un delitto d’onore mai punito. Anzi: le potenti famiglie coinvolte avevano ogni interesse ad insabbiare il tutto, e così fu. Vincenzo La Grua Talamanca si risposò in fretta e furia, le voci dell’omicidio vennero immediatamente messa a tacere, e tutte le fonti scritte (come una supposta lettera al re di Spagna da parte di Cesare Lanza, che fu assolto in virtù delle leggi vigenti all’epoca sul delitto d’onore) non sono più state trovate. Solo voci di corridoio ne narrano l’esistenza. Per di più, Laura Lanza fu letteralmente ‘cancellata’ dalla storia dei casati, sradicata dall’albero genealogico delle famiglie vissute presso il Castello di Carini. Nella fortezza stessa non mancano riferimenti – o presunti tali – alla cancellazione del passato in virtù di un nuovo presente (frasi incise sul marmo degli stipiti delle porte). Non si ha nemmeno la certezza del luogo di sepoltura.

Tutto ciò che la popolazione seppe, seppur con ritardo, era che la baronessa era morta. Va da sé che un fatto così misterioso divenne presto oggetto di congetture e fantasie popolari. Poemi, ballate, racconti sulla baronessa si diffusero sull’isola e continuarono a vivere, alimentando la leggenda per secoli. Persino in Francia fu pubblicato un feuilleton di genere noir ispirato alla sua storia. Compositori ne trassero opere, e negli anni ’70 del nostro secolo si realizzò persino uno sceneggiato televisivo, il cui remake, intitolato La Baronessa Carini, è andato in onda nel 2007. Le ‘indagini’ odierne hanno portato anche a rivalutare il movente del delitto, che sarebbe stato di natura economica.

Lo scalpore per l’omicidio, l’ingiustizia dell’insabbiamento, e forse anche una certa empatia per la povera contessa, hanno reso questa storia celebre e le hanno fatto attraversare i confini isolani, oltre che le epoche. Ancora oggi c’è chi giura di aver visto il fantasma della baronessa aggirarsi tra le stanze del Castello di Carini, e anche quello del suo amante. Inoltre, nella notte dell’anniversario dell’assassinio, si dice che su un muro del castello si manifesti l’impronta insanguinata della mano della baronessa colpita a morte.
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