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Roma Centrale Montemartini opere 

Roma: l’arte incontra l’archeologia industriale

Centrale Montemartini, dove il contrasto tra capolavori antichi e macchinari industriali crea un suggestivo percorso museale

Centrale Montemartini
 Con licenza CC BY 2.5 tramite Wikimedia Commons - 
"Statuemontemartini" di Howard Hudson (Howard Hudson) - Originally uploaded to English Wikipedia 
A Roma ci sono sicuramente più tracce della storia antica e dell’epoca rinascimentale-barocca, piuttosto che dell’età industriale, caratteristica che la rende assolutamente unica al mondo. Ma che a volte finisce per mettere in ombra i piccoli tesori nascosti del ‘900, la cui riconversione è invece il fiore all’occhiello di altre città d’Europa come Berlino o Londra. In verità gli esempi di riconversione di spazi industriali e commerciali ci sono, e tra essi spicca l’ex Centrale Termoelettrica Giovanni Montemartini, semplicemente nota come Centrale Montemartini, polo museale dove l’arte antica incontra l’archeologia industriale. 
 
Un tempo impianto dell’Azienda elettrica municipale (inaugurato dalla giunta Nathan il 30 giugno 1912), oggi fa parte dei Musei Capitolini, ed è uno straordinario esempio di come l’antico possa sposare il moderno in un connubio di forte impatto estetico. Qui le statue ‘posano’ accanto ai macchinari per la produzione di energia degli anni Trenta, turbine e motori fanno da sfondo a sculture auliche, i mosaici pavimentano la sala caldaie in un suggestivo gioco di contrasti. Il polo espositivo si trova nel quartiere Ostiense, ex zona industriale della capitale che da tempo sta subendo un lento ma graduale lavoro di riqualificazione. Ma quella della Montemartini è una vicenda sviluppatasi quasi casualmente, non frutto di una progettazione mirata al recupero dell’ex centrale ma piuttosto di un evento occasionale.

La facciata della centrale. Da Wikimedia Commons. Autore: Lalupa - opera propria con licenza Pubblico Dominio
 
Era il 1997 e alcuni poli museali romani (Museo del Palazzo dei Conservatori, Museo Nuovo e Braccio Nuovo) avevano bisogno di liberare i propri spazi per essere ristrutturati. Non si voleva tuttavia chiudere al pubblico l’accesso alle opere, e quindi esse, per la maggior parte sculture, vennero trasferite momentaneamente nell’ex centrale, in occasione di quella che fu intitolata "Le macchine e gli dei", mostra che per la prima volta accostava l’archeologia classica e quella industriale. Capolavori antichi accanto a macchinari produttivi del ‘900, oltre che preziosi manufatti e ricostruzione di grandi complessi monumentali, illustrazioni che raffigurano lo sviluppo della città antica fino all’età imperiale, e il restauro delle macchine stesse, accanto ad una sezione didattica (realizzati da Acea) resero lo spazio uno splendente esempio di sperimentazione di nuove soluzioni espositive. Nel 2005, quando i lavori di restauro dei musei capitolini furono conclusi, si decise di rendere l’ex centrale una nuova sede permanente dei musei civici, collocandovi le collezioni di più recente acquisizione. 
 
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