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Cosa vedere a Sutera

A Sutera le suggestioni del Balcone della Sicilia

Dal borgo in provincia di Caltanissetta si possono ammirare alcune tra le più belle vedute panoramiche di tutta l'isola

Sutera vista dall'alto<br>
©GDS Giornale di Sicilia.it
Veduta panoramica di Sutera
Il motivo per cui il borgo di Sutera, in provincia di Caltanissetta, è conosciuto come il Balcone della Sicilia salta subito agli occhi: la veduta che offre è estesissima, con un panorama che abbraccia dall’Etna fino al golfo di Agrigento. Il Monte San Paolino, a cui il paese è avvinghiato, è alto 825 metri e già un’escursione sulla sua sommità risulta un’esperienza da togliere il fiato. Salendo dal borgo l’itinerario incontra un’abitazione bizantina, la Campanella da suonare per tre volte per buon auspicio, il punto da cui si può vedere a strapiombo il quartiere nuovo di Sutera, chiamato il Giardinello, l’ampio terrazzo che fa da preludio alla lunga struttura del Santuario Diocesiano di San Paolino, eretto nel 1374.

La chiesa è affiancata da un ex convento del primo Settecento e si presenta con la sua struttura a tre navate dove è conservata una settecentesca tela della Madonna in trono con i SS. Cosma e Damiano, di Filippo Tancredi, e due capolavori dell'oreficeria siciliana: l'urna di San Paolino, del 1498, interamente ricoperta da lamina d'argento finemente decorata con figure, racemi e palmette, e l'urna di Sant'Onofrio, realizzata dal palermitano Francesco Rivelo nel 1649, pregevole espressione dell'arte barocca.

Per i più audaci l’ultimo tratto della salita che porta alla vetta offre spettacolari scorci che comprendono l’Etna, le Madonie e il Mare di Agrigento. 

Santuario Diocesiano di San Paolino
Veduta panoramica dal Santuario Diocesiano di San Paolino / © Typical Sicily.it

Non stupisce, quindi, che il borgo di Sutera sia avvolto da connotati poetici: il paesaggio in cui è immerso è quello da cartolina, ma anche a livello storico culturale non manca di stupire. Basta solo pensare che l’impianto cittadino è stato stravolto più e più volte a causa dell’alternarsi di Greci, Arabi, Normanni, Aragonesi che ne fecero un feudo, i baroni Chiaromonte e Moscada fino ad arrivare al Regno d’Italia e all’Unità nazionale quando il susseguirsi di vicende si è normalizzato. Furono i monaci brasiliani i primi a stabilizzarsi all’ombra dell’imponente rupe gessosa, anticipando la fondazione musulmana del villaggi e dei suoi dammusi, i tipici caseggiati contadini a piano unico e singola stanza soppalcata.

Il quartiere Rabato

Ecco che, infatti, sebbene il centro storico testimoni con la sua pianta la struttura tipica dei borghi medievali, il Quartiere Rabato vanta origini arabe risalendo all’860 d.C., con la pianta tipicamente araba dalle viuzze molto strette che si snodano tra incroci particolarmente intricati in cui sono inseriti i dammusi. Al centro del quartiere c’era una moschea, abbattuta nel 1370 per essere sostituito dalla Chiesa di Maria SS Assunta. Questo per la politica del Barone di Sutera che prevedeva di eliminare tutti i luoghi considerati pagani per sostituirli con i simboli della cristianità.

Proprio Santa Maria Assunta, nel 1545, è diventata la Chiesa Madre che si può ammirare ancora oggi, scorgendo del vecchio tempio islamico alcuni flebili resti sotto forma di nicchie in malta di gesso spoglie di qualsiasi elemento decorativo. L’interno è arricchito da opere d’arte tra cui le statue di San Calogero e della Madonna Addolorata, il quadro con l’Assunzione di Maria al Cielo, la statua di Sant’Isidoro, il gruppo statuario della Madonna del Rosario e la statua della Madonna Assunta dormiente, ed un argano artigianale del Seicento.

Chiesa di Maria SS Assunta
Esterno della Chiesa di Maria SS Assunta / © Typical Sicily.it

Il quartiere nuovo, il Giardinello

Sulla piazza principale del quartiere più nuovo, il Giardinello, si affacciano la Chiesa di Sant’Agata, da cui prendere il nome, il municipio, e la bellissima balconata di ampie dimensioni che, aprendosi sull’orizzonte, lascia vedere tutto il panorama della campagna sottostante.

La Chiesa di Sant’Agata, del Quattrocento, è stata edificata in stile romanico ma ricostruita nel Settecento con l’aggiunta della torre campanaria. Divisa all’interno da tre navate, spicca per lo stile barocco siciliano ben visibile negli intagli dell’altare e per i capitelli delle colonne tutti diversi l’uno dall’altro. Un’altra particolarità è data dalle pareti interne caratterizzate dal blu azolo che, negli anni, era stato coperto da differenti colorazioni. Di alto valore artistico anche le opere presenti, come la statua di marmo della Madonna delle Grazie e i diversi affreschi.

Il centro abitato di Rabatello

Attraversando il centro abitato si arriva al Rabatello, estensione del Quartiere Rabato, che custodisce la Chiesa del Carmelo,  dalla facciata molto semplice movimentata da un piccolo porticato dove si possono ammirare inserti provenienti dalla moschea del Ràbato che adornano il portale d’accesso. All’interno si trova la statua di marmo della Madonna del Soccorso, fatta scolpire da nel 1503 Francesco Salamone, uno dei tredici cavalieri della disfida di Barletta. Attiguo alla chiesa sorge il convento dei padri carmelitani del 1670 che ospita il Museo Etnoantropologico, dove è presentata la riproduzione di ambienti tipici delle case di fine Ottocento, con attrezzi, utensili e suppellettili dell’epoca. Sono, inoltre, esposti gli arnesi che testimoniano le diverse attività: quelle artigiane e dei contadini, ma anche medici, veterinari ed altri mestieri. In questo museo si trova anche una pregevole e vasta esposizione di manifesti di fine Novecento, a completamento dell’interessante itinerario di visita. 

Museo Etnoantropologico di suteraMuseo Etnoantropologico, sala / ©facebook.com/MuseoEtnoantropologicoSutera
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