
Strada del centro del borgo / ©iStockphoto
Durante la sua storia travagliata che comprende le contese tra Angioini ed Aragonesi e i passaggi di proprietà del feudo di Pacentro per diversi secoli prima di diventare parte integrante dell’Italia nel 1860, il borgo ha sempre mantenuto comunque una certezza, ovvero la presenza del suo Castello, vero fulcro cittadino, una delle strutture fortificate meglio conservate della regione. Si presenta con una base trapezoidale circondata da tre alte torri quadrate, due delle quali merlate e tre torrioni cilindrici angolari eretti a difesa delle mura esterne. La costruzione, la cui parte originaria è antecedente al Trecento, presenta una doppia cinta muraria, quella esterna, più recente e meglio conservata, e quella interna, più antica e più rovinata. Nel corso dei secoli il fortilizio è appartenuto a diverse famiglie che hanno signoreggiato nel feudo: Caldora, Cantelmo, Orsini, Colonna, Maffeo Barberini. Proprio con i Caldora, nel Quattrocento, venne ingrandito con l’aggiunta delle due torri e dell’ala residenziale. Dopo i Caldora divenne proprietà degli Orsini, che fecero costruire le torri cilindriche a protezione di quelle quadrangolari. Le due torri più alte hanno un elegante merlatura con coronamento di beccatelli scolpiti con figure antropomorfe, mentre i torrioni circolari presentano feritoie per archibugi e bombarde. Nel 1957 il Castello è divenuto proprietà del comune di Pacentro e, dopo numerosi restauri, una parte è oggi visitabile con la possibilità di accesso a una delle torri da dove si gode il meraviglioso panorama sulla Valle Peligna.

Scorcio del Castello / ©iStockphoto
Di fronte al castello sorge un altro suggestivo complesso architettonico, la Chiesa di Santa Maria Maggiore o della Misericordia, dove, tra gli elementi di pregio, spiccano il bellissimo campanile, la facciata del Cinquecento e il pulpito ligneo barocco. Tanti sono i gioielli artistici ed architettonici da scoprire, come l’antica Chiesa di San Marcello, edificata nell’XI secolo e dedicata al patrono del paese, che ha subito nel corso dei secoli diverse modifiche come rivelano la sua facciata irregolare, la pianta di forma inusuale e la compresenza di diversi stili, e diversi palazzi come Palazzo Granata, Palazzo Avolio, Palazzo La Rocca, sede del Municipio e Palazzo Tonno. Quest’ultimo porte il nome che deriva dalla “preta tonna”, “pietra dello scandalo”: si tratta di una grossa pietra incavata, utilizzata come unità di misura del grano, sulla quale in passato chi non onorava i propri debiti veniva obbligato a sedersi completamente nudo in modo che tutti i passanti potessero schernirlo. Particolare è l’antico lavatoio, chiamato i canaje: si trova alla sommità del borgo, nei dintorni del castello, ed è costruito con lastroni di pietra che vanno a formare una struttura del tutto simile allo scafo di un’imbarcazione. Ogni anno le torri del Castello Cantelmo e il Palazzo Tonno fanno da sfondo ai Caldoreschi, una rievocazione storica sulle gesta dei principi Caldora che dominarono il borgo. La Rievocazione storica dei Caldoreschi permette ai visitatori di tornare all’anno 1450 ricordando avvenimenti storici accaduti a Pacentro in un turbinio di eventi con roghi, investiture di cavalieri, combattimenti, duelli e sabba di streghe. Ci si immerge completamente nell’affascinante atmosfera grazie anche al corteo storico che si snoda per le vie del centro allestito da scenari quattrocenteschi con decine di figuranti in costumi d’epoca.

Facciata della Chiesa di Santa Maria della Misericordia / © Visit Pacentro
Poco distante dal centro storico di Pacentro si trova un parco archeologico con la splendida grotta di Colle Nusca, dove sono state scoperte alcune pitture rappresentanti animali e scene di caccia, attività fondamentale per l’uomo primitivo. I graffiti tracciati in ocra rossa sulla parete rocciosa raffigurano quello che è un rito di buon auspicio per la caccia: otto uomini armati con frecce e archi seguono un personaggio particolare, probabilmente un sacerdote o un capo tribù. Altre pitture mostrano un grosso pesce, una lucertola e uno strano strumento, forse una trappola per animali, tutto databile tra il V e il IV millennio a.C.