L’Italia è piena di meraviglie ipogee. Catacombe, città sotterranee, cripte, mitrei, cisterne: tesori archeologici che risalgono solitamente a tempi molto antichi. Ma ce ne sono anche di molto più recenti, e straordinariamente belli: parliamo dei bagni diurni, o alberghi diurni, ovvero i bagni pubblici di tradizione inglese. Si tratta di enormi spazi, spesso sotterranei, dedicati all’igiene e alla cura del corpo. Una sorta di spa ante litteram, che si frequentava principalmente per una ovvia ragione: la mancanza del bagno a casa. A Milano c’è uno straordinario, sontuoso, evocativo esempio di questo tipo di luoghi. Si chiama Albergo Diurno Venezia, e si trova sotto Piazza Oberdan.
Dopo molti anni in stato di semi-abbandono, l’Albergo Diurno Venezia è oggi proprietà del Comune di Milano, e il Fondo Ambiente Italiano lo ha reso visitabile in occasione delle Giornate FAI di Primavera e Autunno. Per il resto dell'anno, purtroppo, non è agibile, ma sono previsti i lavori di messa in sicurezza e restauro in tempi (auspicabilmente) brevi.
Realizzato negli anni ’20 e plasmato dalla firma di Piero Portaluppi, architetto la cui cifra stilistica è ben visibile nell’urbanistica milanese, il bagno pubblico si estende per 1200 metri quadrati, splendidamente decorati in stile liberty. Una grande fontana dedicata alla dea Igea conduceva all’area termale che offriva sia una zona lusso che una alla portata di tutti. Boiserie déco, pavimenti a mosaico, colonnati in marmo, piastrelle di vetro, rubinetterie in ottone, vasche di ceramica: l’eleganza contraddistingueva questi ambienti che servivano non solo alla mera funzione di lavarsi, ma accoglievano offrendo per poche lire un momento di benessere.
Inaugurato nel 1926, era uno spazio dedicato ai viaggiatori e ai residenti che desideravano usufruire delle grandi vasche di acqua calda, ma anche di servizi dedicati alla cura del corpo come il barbiere, il parrucchiere, l’estetista. E non solo: vi erano anche una lavanderia, un telefono pubblico, un’agenzia viaggia e servizi vari. Negli anni, con l’avvento dei bagni privati, si fece meno la necessità di frequentare un bagno pubblico, e l’Albergo Diurno Venezia, come tutti i suoi simili, fu sempre meno frequentato fino ad arrivare alla chiusura negli anni ’80.
Diverse furono le proposte per rimettere in uso questo splendido ambiente sotterraneo, ma ad oggi l’Albergo Diurno Venezia è rimasto congelato nel suo stato di declino. Una sorta di ‘Pompei degli anni ‘20’, lo definisce il FAI, facendo riferimento al decadente splendore di un luogo incredibilmente suggestivo, ancora ricco delle sue decorazioni, degli arredi, e di vari memorabilia. Portatore della memoria di una ‘Milano che fu’. Per maggiori informazioni