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Tra tutti Lucania 61, una grande tela delle dimensioni di 18, 50 metri x 3,20 composta da cinque pannelli, che Levi dipinse per rappresentale la Basilicata alla Mostra delle Regioni nell’Esposizione Italia ’61 che si tenne a Torino in occasione delle celebrazioni per il centenario dell’Unità d’Italia.
L’opera è conservata nella città che ha da poco vinto il titolo di Città Europea della Cultura 2019, Matera.
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Si trova infatti al Palazzo Lanfranchi, sede del Museo nazionale d’arte medievale e moderna della Basilicata, che ospita 44 opere dell'artista torinese in un exursus eccezionale e completo. Il dipinto rappresenta la Lucania, dove l’artista trascorse diciotto mesi di confino, ed è dedicato a Rocco Scotellaro, primo simbolo poetico della civiltà contadina scoperto proprio da Levi: lo dipinge al centro della tela, fanciullo, come se fosse l’oracolo della sua stessa vita, con lo sguardo fiero e sorridente e con la consapevolezza di speranza che la comunità ripone in lui, essendo eletto sindaco di Tricarico.
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La dimensione pubblica della vita lucana scorre tra il corteo dei contadini che risale dalle argille aride e desolate e la piazza, vissuta da soli uomini catalizzati da Rocco che recita le sue poesie, chiarisce le sue idee, incita a rompere l'apatia di chi si rivela disilluso e rassegnato. La platea è composta da contadini, con le facce arse dal sole ma pronti ad interpretare il messaggio di riscatto. Testimoni della scena i padri della Lucania post-Risorgimentale, Giuseppe Zanardelli, Francesco Saverio Nitti, Giustino Fortunato, Guido Dorso che si affacciano alla finestra della casa sulla macelleria. Alla scena della vita civica della piazza si collega la vita del vicinato, luogo delle relazioni sociali e del lavoro domestico.
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C’è poi l’interno della grotta dove dormono ammassati quindici bambini e dal cui fondo compare l'asino, unico bene della famiglia. In contrapposizione al comizio un circolo di sole donne distrutte dal dolore, che piangono la morte di un uomo giovane e giusto, Rocco appunto: si tratta di due madri, a sottolineare la condivisione di idee e la fratellanza, Annetta Treves, madre di Levi, e Francesca Armento madre di Rocco, raggomitolata ai suoi piedi, che lo piangono sul letto di morte e raccontano la sua vita alle donne che le attorniano.
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Donne, bambini, uomini, animali e anche le case racchiudono tutto il mondo lucano, con i personaggi che prendono vitalità e si animano nel paesaggio meridionale. Mario De Micheli, scrittore, critico d’arte e storico delle avanguardie artistiche del Novecento scomparso nel 2006, scriveva: “con il suo contenuto di umanità, di dolore antico, di lavoro paziente, di coraggio di esistere queste persone si affacciano all’esistenza e il loro percorso, come quello del quadro, è, in breve spazio, lunghissimo come un trascorrere di secoli”.
A Torino, un luogo legato alla memoria di Carlo Levi è la Fondazione Giorgio Amendola - Associazione Lucana in Piemonte Carlo Levi (via Tollegno, 52 - tel. 011/2482970, ass.lucanacarlolevi@libero.it, www.fondazioneamendola.it)
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