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Firenze: celebri teste di paglia

L'antica tradizione dell'impagliatura di Signa con i suoi cappelli di pregio, ha fatto il giro del mondo conquistando le teste delle più importanti personalità.

Cappelli di paglia
Comodo per ripararsi dal freddo, pratico per contrastare i raggi del sole, il cappello dai tempi che furono non è solo un accessorio alla moda ma è un valido alleato che ha sempre aiutato l’uomo a combattere le intemperie climatiche. Attingendo all’artigianato toscano, raggiungendo Signa, un delizioso comune sito alle porte di Firenze, è possibile avvicinarsi alla lavorazione della paglia, un'antica arte che, per il suo prestigio e con i suoi cappelli, ha fatto il giro del mondo, passando di testa in testa.

LA TRADIZIONE La lavorazione della paglia è documentata già nel Medioevo ma è a partire del '500 che la Toscana, terra di grandi artigiani, entra in scena e si specializza nell'impagliatura dei cappelli mentre, per l'ascesa di Signa e la sua affermazione bisogna spostare l'attenzione al ‘700, quando il bolognese Domenico Michelacci trova la chiave di volta nei campi, introducendo la semina del grano detto marzuolo, destinato non al consumo alimentare ma semplicemente al lavoro; una tecnica che porta alla raccolta in tempi anticipati, prima del raggiungimento della maturazione, ottenendo in tale maniera uno stelo lungo, apprezzato per la sua finezza ed il biondo colore, perfetto per la realizzazione di trecce. Una tecnica rivelatasi vincente e rivoluzionaria tanto che, nel giro di poco tempo, Signa e dintorni divennero una vera industria locale producendo cappelli di paglia di qualità con un'altissima richiesta in terra straniera tanto che, dal porto di Livorno, venivano spediti innumerevoli Leghorn (così erano chiamati i cappelli), pronti a raggiungere il guardaroba di ogni gentil donna in paesi vicini e lontani, principalmente Francia, Svizzera, Germania e Stati Uniti. Oggigiorno sono tantissime le aziende attive che si sono riunite nel Consorzio del Cappello di paglia di Firenze, costituito nell'ambito dell'Associazione degli Industriali della Provincia di Firenze nel 1986 al fine di tutelare la lavorazione artigianale supportando le aziende nella promozione e commercializzazione dei prodotti sui mercati internazionali la cui richiesta è sempre molto alta. Inoltre, a prestare il proprio contributo per non spezzare questa centenaria tradizione, la Provincia di Firenze ha istituito corsi per cucitori di cappelli presso il Centro di Formazione Professionale di San Colombano in maniera tale da portare avanti nel tempo e nello spazio uno dei tanti vanti del Made in Italy.

LE CARATTERISTICHE L’attività della lavorazione della paglia era un mestiere faticoso che vedeva come protagoniste le trecciaiole, contadine o pigionali che, con la loro abile manualità, passavano il tempo intrecciando metri e metri di trecce che poi venivano modellate da sapienti artigiani e rifinite, prima a mano e poi con l'ausilio di macchine da cucire, per la realizzazione del prodotto finale. Tanti i modelli che sono passati alla storia per la creatività, l’accuratezza dei materiali e la qualità composti, secondo le varietà, di 13, 11 e di 7 fili; le forme del cappello sono innumerevoli e variano a seconda dei gusti e delle tendenze della moda: si ricordano il "fioretto" tondo con larga falda o "Pamela", ornato con fiori e spighe di grano, la "capote", a tronco di cono. Famosi anche i  "canotti", le "monachine", le "cappotte", i "bastardelli" o le "cloche", modelli che si potevano ammirare tanto sulle teste di uomini quanto su quelle delle donne in ogni dove del mondo.

IL TERRITORIO Quando l’artigianato, la moda e la tradizioni si incontrano, ecco sorgere in quel di Firenze, in Via degli Alberti 11, il Museo della paglia e dell’intreccio, intitolato a Domenico Michelacci, un polo espositivo in cui indottrinarsi tra mostre permanenti e tematiche sulla lavorazione della paglia e grano e, tra bellissimi cappelli realizzati tra la fine del secolo scorso e gli anni '70. Per le scuole che intendono approfondire l’argomento, è possibile prendere parte ad un laboratorio visivo e tattile attraverso il quale i bambini possono imparare, divertendosi, la differenza tra i vari materiali da intreccio, l’attività dell’intrecciare e tanto altro. Chi capita in città inoltre, fino al 30 maggio, presso la sala espositiva della Sede della Cassa di risparmio, via Bufalini 6, è possibile ammirare la Mostra Porcellane e Cappelli Fioriti in cui, oltre alle bellezze firmate Richard Ginori, a dominare la scena la collezione "Chapeaux de paille d’Italie", curata da Roberto Lunardi, il Direttore del Museo della paglia e dell’intreccio Domenico Michelacci di Signa. La mostra espone circa un centinaio di cappelli in paglia e in altre fibre risalenti in parte ai primi del ‘900 e in parte all'epoca moderna, modelli originali e unici creati appositamente per la mostra da artigiani privati e da molti degli iscritti al Consorzio "Il Cappello di Firenze".

INDIRIZZI I punti di riferimento in città sono innumerevoli, fortunatamente l’arte della lavorazione della paglia sopravvive al trascorrere del tempo rivelandosi un'attività di successo internazionale, amata nella moda e molto richiesta nel cinema. Tra i nomi più in vista l'azienda Carlo Beghè che, dal 1963, ancora oggi realizza ed esporta in tutto il mondo cappelli, borse e manufatti in paglia. A Signa operativa anche l’azienda Santelli, fondata nel 1954 da Donatello Santelli, sita in quel di Via Cavalcanti 96, specializzata nella produzione di cloches e trecce per cappelli di paglia. Spostandosi in Via Roma 113, ecco l’Azienda Raffaello Bettini S.r.l. che realizza e commercializza cappelli dal 1938. Da quattro generazioni l’amore per la tradizione continua con la Grevi More, fondata nel 1875, un'azienda specializzata nella lavorazione della paglia e del cappello.

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