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Sardegna: 4 cose da sapere sull'asfodelo di Ollai

In un piccolo centro della Barbagia si fa tesoro delle meraviglie della macchia mediterranea per la produzione dei famosi cesti divenuti una vera e propria forma d'arte

Cestini lavorati a mano: La Bottega dell'Intreccio
Courtesy of©La Bottega dell'Intreccio/www.sardegnaartigianato
Cestini lavorati a mano: La Bottega dell'Intreccio
Esiste la Sardegna dalle mille e una spiagge mozzafiato ma esiste anche un altro volto di questa bella isola: dirigendosi nella Barbagia, nella provincia di Nuoro, si scopre Ollolai, paese che profuma delle essenze tipiche della macchia mediterranea come salice, pero selvatico, elce, mirto, lentisco e, data alla ricca presenza di stagni, qui si riscontra una cospicua presenza dell'asfodelo, protagonista assoluto dell’arte dell'intreccio. Qui si familiarizza con gli artigiani del posto che, sapientemente, realizzano a mano cesti, canestri e corbule, ognuno con la sua forma a seconda dell'uso a cui sono destinati.
 
LA TRADIZIONE Oristano e i sui dintorni rappresenta l'area della Sardegna più fertile per quel che concerne la lavorazione della cestineria tradizionale: in quel di Ollolai parola all'asfodelo (iscraria, in sardo), pianta selvatica della specie delle liliacee che cresce rigogliosa nelle campagne olzaesi. Questa forma di artigianato ha preso sempre più piede andando a supportare l’economia agro pastorale, un lavoro al femminile visto e considerato che sono proprio le abili dita delle donne del posto che custodiscono i segreti di questo antico sapere, tramandato di madre in figlia, al fine di integrare le entrate familiari. Ebbene sì, le abitazioni di pastori, contadini e artigiani, erano ricche di quei contenitori necessari per fare fronte alle esigenze quotidiane, trovavano infatti un largo uso in tavola per contenere il pane, la pasta fatta in casa, per offrire i dolci e ancora, quelli più belli, colorati ed elaborati, erano parte integrante del corredo che accompagnava la sposa nella casa del marito. Fortunatamente l’avvento della modernità non ha ucciso quest’antica tradizione che, ancora oggi, si esercita nelle casa, in inverno davanti al camino o in estate nei freschi cortili, un’arte che potrebbe diventare una concreta opportunità di lavoro per tutti i giovani disoccupati in quanto, sfruttando semplicemente quanto la terra offre, si potrebbero recuperare antichi mestieri e tradizioni millenarie e creare una professione in un’era in cui la disoccupazione raggiunge livelli preoccupanti.
 
LE CARATTERISTICHE Il compito di lavorare l’asfodelo è nelle mani donne di Ollolai: proprio loro infatti erano solite raccoglierlo nella zona del Monte Gonare, nell'altipiano di San Cosimo, a Olzai, a Ottana e al Monte Mannu di Sorgono appena prima della fioritura, tra marzo e aprile, quando la pianta è ancora malleabile e non eccessivamente morbida. Una volta fatto tesoro della materia prima, i mazzi venivano lasciati a mollo nei ruscelli, bloccati con le pietre per poi essere lasciati ad asciugare al sole nei cortili e nelle strade e, una volta pronti, venivano raccolti in mazzi da riporre in luoghi asciutti per poi essere conservati. Prima di mettersi all’opera, l’asfodelo deve essere idratato immergendolo nell’acqua, per 5 o 6 ore, in modo che diventi tenero e flessibile: a questo punto si può iniziare quello che risulta un lungo e faticoso lavoro che iniziava all’alba per terminare al tramonto. Coltello alla mano, le lavoratrici preparano “sas 'orrias” separando la corteccia dalla parte midollare della pianta, creando tre parti “Sas Currias Nieddas”, “Sas Currias Biancas” e “Sas Matas” rispettivamente la parte esterna, intermedia e interna dello stelo: le prime due servono per produrre i motivi sul cestino in quanto vengono avvolte e cucite attorno a Sas Matas secondo la tecnica ad intreccio trama e ordito che prevede l’utilizzo di differenti essenze della macchia mediterranea per conferire ai cesti quelle sapienti variazioni cromatiche. Una volta terminato il lavoro, il tutto veniva affidato a “su viazzante”, colui che, a cavallo, girovagava per l’isola gridando “A chie si leada corbulas e canisteddasaaa” ovvero chi ha bisogno di corbelli e canestri?
 
IL TERRITORIO Al fine di conoscere tutte le fasi della lavorazione dell’asfodelo si può fare visitare alla Mostra Storica de S’iscrarionzu, in quel di Piazza Marconi, il posto giusto per vedere con i propri occhi e toccare con mano un patrimonio storico culturale non indifferente che merita di essere conosciuto e valorizzato. Interessante anche "Cortes Apertas 2015" che dà appuntamento a Olzai dal 21 al 22 novembre 2015 per sentirsi parte del tutto facendo visita alla storica sede della Società Mutuo Soccorso Bestiame Agrario ''Sa domo ‘e su sotziu'' dove, ad andare in scena, è proprio la lavorazione dell'asfodelo e l’esposizione di manufatti della tradizione contadina.
 
INDIRIZZI L'arte di tessere l'asfodelo continua a vivere grazie all'orgoglio del popolo sardo e alle iniziative locali finalizzate a valorizzare e salvaguardare questa forma di artigianato artistico: a tale proposito vale la pena incontrare Luciana Salaris, artigiana di Bonarcado che, grazie all'insegnamento di un anziano cestinaio del suo paese, si è innamorata di questa tradizione a tal punto da aprire il laboratorio “La Bottega dell’Intreccio” là dove, facendo tesoro delle tecniche di lavorazione tradizionali, realizza manufatti per la casa e moderni complementi d'arredo come vasi, anfore, specchi, lampade, lampadari e cesti per la biancheria oltre ad allestimenti per alberghi e ristoranti.
 
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