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Bergamo: 4 cose da sapere sulla maschera di Arlecchino

Alla scoperta della storico personaggio della Commedia dell'Arte divenuto uno dei simboli del Carnevale

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©marialba.italia/iStock
Arlecchino
E' probabilmente la maschera più nota e tradizionale del Carnevale oltre che una delle più amate. Arlecchino è un vero e proprio pezzo di storia, una storia che comincia a Bergamo calcando i palcoscenici della tradizionale Commedia dell'arte.

LA TRADIZIONE

Spesso noto come maschera della tradizione della Commedia dell'arte veneziana, Arlecchino è, in realtà, un personaggio di origine bergamasca che nelle rappresentazioni assumeva il ruolo dello Zanni, un servitore generalmente sciocco, ingenuo e dispettoso. Come testimonierebbero il suo nome ed alcuni elementi distintivi del suo aspetto, la figura di Arlecchino sarebbe ispirata a quella di un diavolo buffone medievale di origine francese, Hellequin. La maschera nera che copre la versione tradizionale del costume ha, infatti, un aspetto vagamente demoniaco e presenta due protuberanze sulla fronte ricollegabili ai residui delle corna da diavolo. Con il tempo il carattere del personaggio si affinò, così come le sue movenze ed i suoi abiti fino ad assumere le caratteristiche con cui oggi è da tutti conosciuto.

LE CARATTERISTICHE

Originariamente gli abiti di Arlecchino non erano a losanghe multicolore come quelli di epoche più recenti, ma erano bianchi, punteggiati di toppe di forme e colori diversi a simulare i rammendi di fortuna dei vestiti di un servo che utilizzava gli scampoli di stoffa che riusciva a procurarsi. Col tempo le toppe divennero sempre più numerose e di forma regolare sino diventare una fantasia a rombi o losanghe che trasformò l'abito povero delle origini in un costume ben più ricco ed elaborato. Anche la foggia del costume cambiò con il mutamento del personaggio. I vestiti ampi lasciarono spazio alla tipica casacca e al pantalone aderente simile ad una calzamaglia che generò la frequente associazione del personaggio con la figura del giullare. Il volto è ancora oggi celato da una maschera nera ed il capo coperto da un cappello. La maschera è stata, infine, completata con un bastone di legno generalmente utilizzato dal personaggio nelle risse che caratterizzavano le scene finali delle rappresentazioni. Perennemente affamato ed in cerca di guai, Arlecchino si esprime con un linguaggio irresistibilmente scurrile e con un'inflessione cantilenosa e una cadenza dialettale tradizionalmente bergamasca ma spesso modificata ed adattata in base a quella del pubblico. Si muove con agilità distendendosi, piegandosi e compiendo balzi (talvolta persino acrobatici) con estrema facilità.

IL TERRITORIO

Sebbene l'antenato della maschera di Arlecchino sarebbe, dunque, da individuare nella tradizione francese e nordica, la maschera della Commedia dell'arte è bergamasca. Con il tempo la sua notorietà crebbe notevolmente anche al di fuori dei confini locali spingendosi fino alla vicina Repubblica di Venezia dove divenne uno dei personaggi tradizionali delle rappresentazioni, delle fiere e del Carnevale, fino a raggiungere anche Parigi.

GLI INDIRIZZI

Oggi non c'è Carnevale durante il quale non ci si imbatta nella maschera di Arlecchino, ma per chi desiderasse approcciarsi al personaggio in maniera differente e non prettamente “carnevalesca”, l'appuntamento è nel pittoresco borgo di Oneta, in provincia di Bergamo, presso l'interessante museo Casa di Arlecchino allestito all'interno di uno storico edificio di origine quattrocentesca che si dice abbia dato i natali agli Zanni e, dunque, ad Arlecchino.

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