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Abruzzo: il meglio dell'artigianato a Guardiagrele

Le antiche botteghe artigiane dell’antica cittadina ai piedi della Majella sono uno scrigno di tesori: dalla ceramica al ferro battuto passando per rame, legno, pietra, oro e stoffa. 

Lavorazione legno<br>
Courtesy of©PeopleImages/iStock
Lavorazione legno
“L'arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è.” Partendo da questa frase di Paul Klee, si può riflettere sull’importanza dell’artigianato artistico inteso come mestiere d'arte: l’Italia vanta un patrimonio ricco di eccellenze che, nel corso dei secoli, hanno portato il fascino del Made in Italy in giro per il mondo. Ogni regione ha una peculiarità: soffermandosi sull’Abruzzo, nell'entroterra chietino, ai piedi della Majella, sorge Guardiagrele, passata alla storia per essere "la città degli artigiani" data la sua eccellenza nella lavorazione di metalli più o meno nobili. Citata da Gabriele D'Annunzio nel "Trionfo della Morte" questa meta, compresa nell'area del Parco Nazionale della Majella, è legata alla figura di Nicola da Guardiagrele, allievo di Ghiberti, un grande orafo, scultore le cui opere, sia di scultura che di alta oreficeria, sono distribuite nell’intera regione.

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Al fine di rivivere gli splendori del passato di questo antico borgo medioevale, vale la pena passeggiare per via Roma e, passo dopo passo, sembrerà di mettere piede in un museo a cielo aperto, un luogo che veste i panni di una passerella là dove, a sfilare, sono una nessuna e centomila botteghe, ora telerie ora oreficerie etc. Difficile non lasciar cadere l’occhio sulla "presuntuosa", una spilla dalla forma stellare all’interno della quale si trovano due cuori intrecciati e uniti da una mezzaluna e sovrastati da gocce di sangue o lacrime di passione, un oggetto spesso dato in regalo a giovani donne come promessa d’amore.

Per avere una panoramica più chiara del passato di questa realtà, si può far visita al Museo del costume e delle tradizioni al cui interno sono esposti oggetti e documenti che permettono di ripercorrere la vita quotidiana degli abitanti della zona tra '800 e '900 sottolineando quello spiccato interesse per l’artigianato con l'esposizione degli strumenti degli antichi artigiani oltre a una sezione dedicata agli abiti femminili e ai gioielli. Altro polo è il Museo permanente dell'artigianato artistico abruzzese: aperto da settembre a giugno, questo spazio collocato in pieno centro storico, permette di conoscere il tesoro regionale visitando le otto sale e il salone dei concorsi dove sono esposti i capolavori della Bottega Ranieri e dei maestri del ferro battuto Antonio & Felice oltre a opere di arte fabbrile, ceramica, orafa, tombolo, vetro, attrezzi in rame e legno.

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Guardiagrele è uno dei pochi paesi a continuare tutt’oggi le secolari tradizioni della lavorazione artistica del ferro battuto, della pietra della Majella, della ceramica e dell’oro. Per un shopping che non ha nulla a che vedere con le proposte di stampo commerciale, l’estate porta in scena una vetrina d’eccezione: dal 1 al 20 agosto 2015, a rubare la scena è la Mostra dell'Artigianato Artistico Abruzzese, un appuntamento che si rinnova da più di quarant’anni e permette di portarsi a casa manufatti di ottima fattura: ce n’è per tutti i gusti, si va dagli oggetti in ceramica a quelli in ferro battuto e ancora in rame, legno, pietra, oro ma anche in tessuto.

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Ricordate, se capitate di queste parti, chiedete "Le Sise delle Monache", niente di scandaloso, si tratta semplicemente del dolce simbolo della città così chiamato in quanto, stando a quanto racconta una leggenda, alcune suore erano solite inserire, al centro del petto, una sorta di protuberanza in maniera tale  da rendere meno evidenti i seni. Preparatevi a leccarvi i baffi, questa delizia unisce la morbidezza del pan di spagna alla dolcezza della crema pasticcera, un’eccellenza che ha conquistato la famosa chiocciola di Slow Food nonché si è guadagnata l’iscrizione nell’elenco dei prodotti tipici di qualità redatto dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Curiosità: questa delizia ha origini antiche, i meriti vanno a Giuseppe Palmerio che, tra il 1884 e il 1886, diede vita a questo capolavoro nato su ispirazione della “zizza d’a regina“.

Tra gli indirizzi da tenere a mente, la pasticceria Palmerio, sita in quel di via Roma 65 e Lullo stesso indirizzo al civico 105, un tempio del gusto dal passato storico in quanto venne fondata nel 1889 da Filippo Benigno e portata avanti nel tempo di padre in figlio.

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