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Modena monumenti Castello di Spilamberto

Spilamberto, il Castello della cella nascosta e il suo fantasma

Costruito all'inizio del XIII secolo e più volte modificato, il castello del Comune in provincia di Modena cela alcuni misteri

Spilamberto rocca
© Comune di Spilamberto
Rocca di Spilamberto di notte
Spilamberto è un comune in provincia di Modena che fa parte dell’Unione Terre di Castelli. Da sempre è una realtà nota della pianura padana soprattutto per il nocino, gli amaretti e l’aceto balsamico tradizionale. Ma anche per la presenza del castello, la Rocca Rangoni che, costruita nel XIII secolo per contrastare i Bolognesi, per oltre 650 anni è appartenuta alla famiglia dei Marchesi Rangoni. Fu nel 1353 che assunse forma di quadrilatero fortificato a pianta regolare con torri, merlature e caditoie. Si possono ancora notare le tracce dell’antico ponte levatoio e delle mure perimetrali. Negli anni che vanno dal 1650 al 1660, abitato dai Rangoni signori di Spilamberto, viene trasformato da fortezza a residenza signorile. E’ in questo periodo il suo maggior splendore grazie alla ricchezza di arredi e alle decorazioni pittoriche.

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Dal 2005 è stato acquistato dal Comune di Spilamberto che ne ha avviato il restauro ed ha aperto il suo parco al pubblico. Ecco, dunque, che oggi appare con la sua originaria bellezza: il Cortile d’Onore ospita la Corte del Gusto, un luogo dove vengono valorizzate le eccellenze enogastronomiche. La storia illustre si allinea quindi alla tradizione culturale degli antichi sapori. Oggi la Rocca è gestita dall’Associazione Museo del Balsamico Tradizionale, e risulta essere la cornice ideale non solo per manifestazioni enogastronomiche ma anche per mostre, matrimoni, raffinati banchetti e iniziative legate alle tradizioni e alla cultura in generale. C’è poi chi, appassionato di misteri e leggende, sicuramente conosce una storia particolare legata ad una stanza remota situata nella cima del Torrione. Si tratta in realtà di una cella scoperta mentre erano in corso i restauri dell’edificio: venne trovata nel sottoscala una stanza che probabilmente una volta era adibita a prigione e che successivamente venne murata.

La scoperta risale al 1947 e i proprietari nulla sapevano al riguardo. La stanza è larga solo 150 sentimenti con un altezza che raggiunge i due metri solo in un punto. Sono state ritrovate parecchie scritte, segni e disegni su tutte e 4 le pareti che riportano la firma di tale Filippo il Diavolino, qui segregato in una somma disperazione a causa dell’amore per una donna crudele ed ingrata. Molti passaggi della storia dell’uomo raccontata sulle mura sono stati cancellati, consumati dal tempo e quindi illeggibili, e quindi non si sa molto su questa vicenda. E’ emerso solo che Filippo rimase per circa 3-4 mesi nella cella e che utilizzò il suo sangue per le scritte, unito ad una sostanza proteica che con tutta probabilità proveniva dai pasti. In molti sostengono che, nelle sere d’estate, si può udire il fantasma di Filippo lamentarsi per la sua mala sorte di prigioniero e gridare per cercare un aiuto ai suoi tormenti. 

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