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Napoli monumenti Palazzo Spinelli

Napoli, la leggenda di Palazzo Spinelli

Storia, arte, architettura e anche un fantasma in uno dei più bei palazzi del centro storico

Cortile interno
©Di Baku - Opera propria, CC BY-SA 3.0, Wikimedia Commons
Napoli, cortile interno di Palazzo Spinelli
A Napoli, su Via dei Tribunali, si apre una vera e propria meraviglia che non tutti conoscono: è il Palazzo Spinelli di Laurino, di fronte alla storica pizzeria Sorbillo. A rendere unico l’edificio è la sua strabiliante architettura e il fatto che vi si intreccino arte, storie e anche leggende di fantasmi. Si trova ala civico 362 della principale arteria del centro storico e quello che appare oggi ai nostri occhi risale al 1767, dopo l’unione di due preesistenti edifici. A contraddistinguerlo dagli altri splendidi palazzi storici del centro è il suo cortile, che presenta una pianta a forma ellittica, due rampe di scale progettate dal Sanfelice e l’ingresso alla cappella di famiglia. Dal punto di vista architettonico è quindi particolarmente interessante e, per l’epoca, davvero originale.

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Il primo atrio, di forma ellittica, immette in un cortile circolare/ellittico ornato di stucchi e terracotte e dodici statue allegoriche scolpite da Jacopo Cestaro. Un orologio, una statua della vergine e i busti di due imperatori romani completano il coronamento. Nel secondo atrio, decorato con epigrafi e statue che celebrano le donne della casata, trova posto l’incredibile scalinata a doppia rampa. Sul portone d’ingresso del palazzo è presente una maestosa aquila con le ali spiegate, sul cui petto è scolpito lo stemma dei Laurino e dei Tuttavilla di Calbritto. Come ogni palazzo storico che si rispetti, anche Palazzo Spinelli di Laurino è depositario della sua leggenda che vede protagonista un fantasma, che molti giurano aver visto aggirarsi sull’imponente scalone.

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Si racconta, infatti, che intorno al Cinquecento qui visse una graziosa fanciulla di nome Bianca, orfana di provenienza alto-borghese, presa a ben volere dal Duca Spinelli, padrone di casa, con cui aveva un ottimo rapporto. La moglie del duca, Lorenza, al contrario era famosa per essere cinica, tirannica e crudele. Quando il Duca, prima di partire per la guerra, si recò dalla moglie per salutarla, lei non lo degnò della minima attenzione e, mentre lui stava uscendo furioso dalla stanza, incontrò invece il dolce ed innocente sguardo pieno di compassione della giovane fanciulla. Sguardo che non piacque per nulla alla nobildonna che,  in preda alla gelosia, non tardò ad uccidere la ragazza murandola viva. La vittima, poco prima di esalare l’ultimo respiro, lanciò una maledizione alla famiglia pronunciando la frase: “Famme pure mura’ viva, ma in allegrezza o in grannezza tu me vidarraje”. Ecco perchè, quando lo spettro della ragazza si materializzava sulla balaustra interna del palazzo, dopo tre giorni alla famiglia Spinelli accadeva una disgrazia, un lutto o un fatto lieto.
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