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Civita di Bagnoregio città che muore

Civita di Bagnoregio: quella strana "isola" nel mare di roccia

E’ soprannominata la ‘città che muore’, perché destinata all’erosione. Ma proprio la sua conformazione la rende unica

Civita
 Istockphotos
Se in una fotografia di Civita di Bagnoregio cambiassimo i colori agli elementi che la circondano, potrebbe sembrare un isolotto remoto in mezzo al mare. Tufo e argilla al posto dell’acqua blu. Calanchi e creste rocciose invece delle onde. Edifici e stradine medievali al posto di palme e banani. Questo piccolo agglomerato della provincia di Viterbo, considerato uno dei borghi più belli d’Italia si trova a 1 chilometro da Bagnoregio, di cui è frazione, ma solo un ponte lungo e stretto lo collega alla ‘terraferma’.
Per il resto, Civita si erge sul cocuzzolo di uno sperone roccioso, isolato rispetto al territorio circostante.

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Non è stata costruita lì per ragioni difensive: ci è finita, in quell’isolamento, a causa di terremoti, frane ed erosioni. Un poco alla volta, la roccia argillosa su cui sorge si ritirerà sempre di più, ed è per questo che viene chiamata la ‘città che muore’. Un destino lento ed inesorabile, che tuttavia contribuisce al fascino del pittoresco borgo ‘sospeso’. Il centro è abitato sin da tempi molto antichi; sono stati in particolare gli Etruschi a plasmarlo 2500 anni fa. Il territorio è ricco di testimonianze archeologiche, tra cui numerose tombe di origine etrusca. Tuttavia molte di esse sono andate perdute in seguito alle frane e agli smottamenti del terreno. Agli Etruschi si sono succeduti i romani: entrambi i popoli si ingegnarono a contrastare l’erosione del terreno, ma ad un certo punto le opere vennero trascurate (complice il collasso dell’Impero romano) e il borgo abbandonato. 

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Tra il 400 e il 700, i cosiddetti ‘barbari’ – visigoti, goti, bizantini, longobardi – si avvicendarono nel dominio del territorio. Un tempo Civita e Bagnoregio erano unite; in epoca medievale venivano chiamate Balnus Reis (Bagno del Re) perché presso le terme locali - leggenda narra - il re longobardo Desiderio aveva trovato conforto dai suoi malanni. Nei secoli si succedettero diversi domini: celebre quello dei Monaldeschi della Cervara, tiranni cacciati da una rivolta popolare. Ma dominatori e signori a parte, è nel 1695, e poi nel 1764 che Civita subisce il più drammatico e repentino dei cambiamenti.

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In queste due date, si registrano due terremoti talmente potenti da ‘staccare’ Civita da Bagnoregio. Parte delle rocce su cui si reggeva sprofondarono, altre franarono, conferendo al luogo la singolare conformazione che ha oggi. L’erosione dovuta agli elementi naturali e le continue frane hanno un poco alla volta creato questo paesaggio costellato di calanchi, formazioni rocciose appuntite, e assottigliato sempre di più lo sperone roccioso che sorregge Civita. Il borgo, la cui struttura urbanistica è rimasta quella etrusca, mentre dal punto di vista architettonico è congelato nel medioevo, è di rara bellezza. Vi si accede tramite un ponte perdonale, dal quale si gode di un panorama mozzafiato. Una perla del Lazio che vale la pena di visitare prima che ‘muoia’ davvero.
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