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Bologna Chiesa di San Domenico coro ligneo

Bologna, cosa nasconde il coro ligneo di San Domenico

Simboli poco noti si svelano in un luogo insolito tra le mura di un edificio storico

Particolari del coro 
©Sailko, Opera propria - Wikimedia Commons
Bologna, Chiesa di San Domenico: coro ligneo
Quando si passeggia per Bologna si possono scoprire chicche inaspettate. Tra i più importanti luoghi di culto della città spicca la Chiesa di San Domenico, sede principale dei frati predicatori. E’ uno degli edifici più carichi di storia ed arte, e si deve allo spagnolo San Domenico di Guzman che, arrivato a Bologna intorno al 1200, acquisisce la Chiesa di San Nicolò della Vergine, precedente costruzione edificata sullo stesso territorio dove oggi è ubicata la chiesa a lui dedicata. Alla morte di San Domenico, infatti, i frati del suo ordine decisero di far costruire una chiesa più grande dove conservare le sue spoglie, ancora oggi visibili nella bellissima cappella di San Domenico all’interno di una splendida opera d’arte.

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Si tratta dell’arca di San Domenico, uno dei più significativi e importanti monumenti scultorei italiani, che si compone di un’urna, opera di Nicola Pisano e dei suoi aiutanti, tra cui Arnolfo di Cambio, e da un’alta cimasa realizzata da Niccolò da Bari, da questo conosciuto come Niccolò dell’Arca nel XV secolo, poi completata da Michelangelo nel 1494 con le statue di un Angelo di San Proclo e San Petronio, e ultimata con un intervento di Girolamo Coltellini nel 1539. Ma oltre all’arca di San Domenico, aperta sulla navata destra della basilica, è anche il coro ligneo a destare un particolare interesse nel visitatore attento e curioso. E’ infatti tutto intarsiato, tanto da essere stato definito dall’imperatore Carlo V “l’ottava meraviglia del mondo”. Venne realizzato da un frate domenicano, Damiano Zambelli, originario di Bergamo, e dalla sua scuola, tra il 1528 e il 1551.

Ogni tarsia rappresenta una scena tratta dall’Antico o dal Nuovo Testamento. Si possono ammirare, tra i tanti, scene della vita dei santi Cosma e Damiano, il miracolo di San Nicola di Bari, il martirio di Santo Stefano, il miracolo di San Domenico che resuscita un giovane, Santa Maria Maddalena ai piedi di Gesù, il martirio di Santa Caterina d’Alessandria, San Tommaso, il sacrificio di Isacco, il battesimo di Gesù, l’Adorazione dei Magi, la strage degli Innocenti. Tra tutto questo si nascondono anche simboli alchemici, quasi a comporre un sottotetto insolito per il luogo in cui si trovano. Compaiono, ad esempio, il simbolo dell’uovo filosofale, una doppia aquila, squadra e compasso. Importante è sapere che per comporre le tarsie in tipico stile rinascimentale frate Damiano fece uso soltanto di legni di molte qualità, di alcuni pezzi di piombo, argento e avorio.  
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