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Zanzibar: lagune blu al sapore speziato

E' il più variopinto regno della biodiversità dell'Africa orientale dove si mescolano influenze arabe, indiane, europee e africane. Noto anche per le tante essenze aromatiche swahili.

Zanzibar  donne sulla spiaggia tra le palme
Courtesy of©Shutterstock
“La varietà è l’essenza del sapore”, ricorda un antico proverbio di Zanzibar, e non è difficile associare questo detto a tutto l’arcipelago nella sua interezza. In effetti è proprio la varietà di tutto – etnie, specie botaniche, aromi, suoni e lemmi – a rendere Zanzibar il più caleidoscopico regno della biodiversità dell’Africa orientale. Situato nell’oceano Indiano a 6 gradi a sud dall’equatore, l’arcipelago è il prodotto di un gruppo di isole da cui si distinguono per grandezza e importanza Unguja (comunemente nota come isola di Zanzibar) e Pemba, l“isola verde” dei marinai arabi.

La miscela di culture che caratterizza la “terra dei Neri” – questo l’antico nome di Zanzibar derivante dalle due parole arabe “zinj” (nero) e “barr” (terra) – è il frutto di contaminazione etniche che vanno dall’Assiria all’India. Oggi questo miracolo antropologico fatto di circa un milione di persone, è una delle mete più gettonate del turismo balneare, grazie a spiagge intatte bordate di palme che riservano sole per almeno 7 ore al giorno, come quelle della costa di Zenj. A sud delle città di Zanzibar, si trovano le spiagge di Fuji e Chini dove è di moda praticare sport acquatici, mentre nella parte più settentrionale di Unguja si incontra la spiaggia di Nungwi, dove si può nuotare in lagune di coralli. Distese di sabbia da vero paradiso esotico sono quelle che si estendono a nord est della costa dell’Unguja: Matemwe, Uroa, Kiwenga e Mapenzi.

L’afflusso turistico a Zanzibar non ha tuttavia intaccato il prezioso ecosistema dell’arcipelago e questo anche grazie allo sviluppo di progetti all’avanguardia per la conservazione dell’ambiente. Parliamo, infatti, di risorse naturali che non hanno eguali in nessuna parte del mondo, di specie endemiche che prosperano nell’umida foresta tropicale grazie all’abbondante presenza di mangrovie lungo la costa, e di una miscela rara di specie africane, indiane e malaghe. La saporita cucina locale, fatta di contaminazioni swahili, goan, indiane, cinesi, arabe, tailandesi e anche italiane, deriva la sua particolare abbondanza di fragranze proprio dalla estrema ricchezza di sostanze aromatiche che prosperano sull’isola.

Dall’hibiscus a jasmine, dai fiori di garofani alle profumate piante di cardamomo al mango e, ancora, noci di cocco e frutti di Jack: Zanzibar ha meritato per questo il nome di “isola delle spezie”. Isola dei sapori, dunque, e dei colori che spiccano sulle tele dei khanga, il comune abito indossato dai locali che è anche uno dei souvenir più ricercati. Zanzibar invita a scoprire l’artigianato e le usanze più tradizionali camminando lungo le ventilate strade di città che svelano anfratti come veri e propri luoghi del tesoro. Nello scrigno dei sogni africani e delle leggende swahili si trovano scatole contenenti bui-bui, batik, seta e cotone tessuto a mano, oppure essenze di olio di chiodi di garofano e di sapone ylang-ylang o di crema alla cannella. Una seduzione per gli occhi e per il palato.
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