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Re allo sbando nei Balcani, una 'roulette bulgara' di emozioni

L'anomalo viaggio dalla Turchia al Belgio di una compagnia improvvisata si rivela una scoperta continua, per tutti

Officine UBU
"La maggior parte di noi si accontenta di andare avanti", dice la voce fuori campo di Un re allo sbando di Jessica Woodworth e Peter Brosens, ma in questo il percorso di vita sottinteso dalla frase si cala nella realtà, almeno quella raccontata da questo film con lo stile del falso documentario (o mockumentary). E si traduce in un lungo viaggio fisico, un road movie esistenziale che prende le mosse da quanto accaduto tra 2010 e 2011, con la crisi di governo belga (che privò il Paese di un governo per quasi due anni) e l'eruzione del vulcano islandese dell'Eyjafjallajokull, che costrinse il presidente estone a rientrare in patria con un minibus attraversando i Balcani, dopo essere rimasto bloccato a Istanbul.

La stessa avventura di Re Nicolas III che, ricevuta la notizia dell'autoproclamazione dell'indipendenza della Vallonia dal Belgio durante una visita di Stato a Istanbul insieme al regista inglese Duncan Lloyd (incaricato di ravvivare l'ingrigita immagine della monarchia), decide di rientrare immediatamente in patria per salvare il proprio regno. Improvvisamente una tempesta solare mette fuori uso le comunicazioni e il traffico aereo, mentre la sicurezza turca respinge la richiesta del re di tornare via terra. Rifiutandosi di aspettare che la tempesta finisca, il Re si affida a Lloyd e al suo improbabile piano di fuga, che consente al re e al suo seguito di lasciare il Paese confondendosi, grazie a variopinti abiti folcloristici, in mezzo a un gruppo di cantanti bulgare.

Così ha inizio un'odissea attraverso i Balcani, un viaggio carico d'imprevisti, incontri inaspettati e cornici sorprendenti: quelle delle nazioni attraversate dai nostri eroi e i loro compagni di viaggio. Non tanto la splendida Istanbul, scelta come punto di partenza, né il Belgio ("il bottone che tiene unita la camicia europea" recentemente ammirato nelle locations di Miss Peregrine di Tim Burton e presente più nel titolo originale che nel film), ma i Balcani. Attraverso le terre della ex Yugoslavia, a partire dall'Albania, dove il gruppetto sbarca nonostante fosse diretto in Italia, i nostri 'migranti' attraversano un'Europa diversa; sconosciuta a molti.

Quella stessa che ritroveremo nel loro 'quasi sequel' Archipelago, che "sarà tutta un'altra cosa", anche se con gli stessi personaggi. "sarà una vera satira politica", promettono annunciando che lo stanno scrivendo e che le riprese saranno "sull'isola di Tito in Croazia". Ma prima di arrivare lì, il Re 'allo sbando' dovrà continuare a raccontarci la sua Albania. E soprattutto la Bulgaria, dove molto del film si è svolto, ed è cresciuto. Approfittando anche di sorprese locali, come quella che racconta Jessica Woodworth: "In Bulgaria avevamo bisogno di una persona che interpretasse il sindaco del paese. Sul posto abbiamo trovato una persona divertente disposta a farlo e che il giorno dopo si è presentata sul set a piedi nudi: ha improvvisato tutto e abbiamo tenuto la scena". O che emergono dalla confessione del protagonista, Peter Van den Begin, il cui padre era deceduto proprio in questa nazione 25 anni fa: "Era stato da quelle parti varie volte con mia madre; aveva sempre detto di amarlo per la sua gente, gentile e meravigliosa. Ho sentito una specie di malinconia a volte, come se lui fosse con me", ma non solo, visto che poi ammette di non aver "mai festeggiato e ballato tanto in tutta la mia vita! Mi sono davvero goduto l'esperienza. Proprio come il re".
 
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