Le magnifiche due della Schouwburgplein

È una spianata bizzarra e surreale, nel cuore del cuore dei nuovi quartieri commerciali. Concepita dagli architetti del gruppo West8 (di Adrian Geuze) pensando ad un vasto palco, la Schouwburgplein si presenta da quindici anni come un’oasi rettangolare di doghe in legno ed enormi sculture rosse ispirate alle gru del porto. Dodicimila metri quadrati che ricordano alcune piazze di Berlino: schiacciate dal cielo, sembrano vuote ma sono sempre vitali. E su due lati del plein si fronteggiano due istituzioni cittadine votate alle performance d'alto livello.

La De Doelen è il tempio della musica colta di Rotterdam. Rinomata e sempre, immancabilmente, all’altezza della propria fama, invita ad un’esperienza che sulle prime impone di leggere tutto, dettaglio dopo dettaglio, fino a comporre la percezione finale. Negli anni '90 l'intera struttura è stata rivista ed ampliata con altri ambienti ed un conservatorio. Il concept originario modernista comunque resiste e la De Doelen si presenta come simbolo della specialissima modalità con cui Rotterdam conserva e innova allo stesso tempo: aggiungendo molto, togliendo poco, modificando tutto con attenzione. L'interesse per la musica non è esercizio inerte o, peggio, semplice prassi. Chi viene ad ascoltare i concerti qui vuole saperne sempre di più e le varie strutture, con De Dolen in testa, organizzano brevi conferenze pre-concerto. I temi? Questioni filologiche, aneddoti sul programma, dibattiti sulle esecuzioni e così via. Poi si spengono le luci e la prosa lascia spazio agli strumenti.

Lo stesso accade dall’altra parte del plein, allo Schouwburg. È una struttura instancabile e polifunzionale: cinquecento spettacoli l’anno, dall’opera alla danza moderna, al cinema d'autore. E – com’è preferibile (in generale) e ovvio (a Rotterdam) – tutto ciò che si ottiene miscelando i generi a piacere. Nelle tre sale si respira un’aria internazionale, nel senso più puro del termine.

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