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I Quasi nemici parigini, dalle banlieue alle Università più prestigiose

Un racconto di integrazione e scoperta dell'altro si muove lungo una direttrice meno battuta dai turisti della Ville Lumiere.

I Wonder Pictures
Un gioco che abbiamo già fatto, soprattutto entro i confini patri (e parlando della nostra Capitale, Roma), è quello di cercare di esulare dai percorsi più turistici approfittando di film ad hoc per scoprire angoli diversi e particolari di città importanti e conosciutissime… Un gioco che il Quasi nemici - L'importante è avere ragione di Yvan Attal (regista di Mia moglie è un'attrice e doppiatore francese di Tom Cruise) ci permette di continuare a fare con Parigi dopo l'accenno dell'anno scorso con lo splendido Elle. Stavolta con un anomalo e stimolante testa-coda tra le classi sociali delle banlieue e delle Università più prestigiose.

AL centro di tutto, Neïla Salah (Camélia Jordana, Premio César 2018 per la miglior nuova promessa femminile), cresciuta a Créteil, nella multietnica banlieu parigina, con il sogno di diventare avvocato. Iscrittasi alla prestigiosa università di Panthéon-Assas a Parigi, sin dal primo giorno si scontra con Pierre Mazard (Daniel Auteuil), professore celebre per i suoi modi bruschi e le sue provocazioni. Ma proprio il professore, per evitare il licenziamento all’indomani di uno scandalo legato a questi suoi comportamenti, si troverà ad aiutare Neïla a prepararsi per l’imminente concorso di retorica. Cinico ed esigente, Pierre potrebbe rivelare di essere proprio il mentore di cui lei ha bisogno… tuttavia, entrambi dovranno prima riuscire a superare i propri pregiudizi.

Sicuramente, a colpire lo spettatore sarà principalmente lo storico Ateneo, dove si sono davvero svolte le riprese come ci raccontava la stessa Jordana allo scorso Biografilm di Bologna parlando degli studenti incontrati sul set: "Alcuni di loro erano molto orgogliosi che si girasse un film nel loro istituto e su studenti come loro, ma alcuni ne erano soprattutto sorpresi, perché il film raccontava il tentativo di cancellare la nomea della scuola di essere fascista o reazionaria. Tutti però hanno cercato di divertirsi, a prescindere". "Per me girare in un appartamento o in un ristorante diventa un po' più complicato, mentre un’aula magna universitaria è stupenda, molto pittorica... - ricorda lo stesso regista. - Avevo 700 comparse, eccellenti angolazioni, ampie inquadrature. Ho anche sfidato me stesso in una sequenza che inizia alle spalle di Daniel e risale le file dei banchi mentre legge Baudelaire…". Una prima volta 'fortunata' per Attal, poco pratico di quel contesto: "Non sono mai stato un universitario - aggiunge. - Quel che più mi ha impressionato è che quando sono andato a osservare il primo giorno di lezioni ad Assas, nell'Aula Magna gli unici rumori che sentivi erano la voce del professore e il ticchettio dalle tastiere dei computer degli studenti! Ho pensato che l'atmosfera fosse incredibile, quasi quella di un concerto… Ed è così che è nata l'idea per quella sequenza, ho adottato la stessa impostazione tecnica di chi filma concerti rock".

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"Mi interessava il percorso di un giovane donna che si rifiuta di rientrare in certi modelli per andare avanti", racconta ancora il regista, che anche per quel che riguarda gli scenari più urbani ha voluto seguire uno sguardo particolare. Evitando di seguire lo stereotipo che tutti conoscono, relativamente alle banlieue parigine. "Neïla prende la metropolitana per andare al college", la linea 3bis (insieme a Mazard) e la linea 8, che collega la periferia orientale di Créteil con il centro. Quello è davvero "il suo quartiere", lì c'è davvero "la sua torre", come Attal descrive il mondo della sua protagonista. E lì ha davvero girato le scene 'di strada', tra la Croix de Mèche e la Place Salvador Allende, importanti quanto - se non più di loro - quelle che hanno visto la troupe invadere i locali dell'Università Panthéon-Assas, ma anche dell'Università di Parigi Nanterre, la Sorbona, vicino al Pantheon e della libreria di Sainte-Geneviève, nel 5° arrondissement.
 
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