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Piatti tipici Alaska salmone selvaggio rosso

Alaska, viaggio nella sacralità del salmone

Il pesce che domina le acque dell'estremo nord viene consumato durante il caratteristico "Salmon Bake"

cottura pesce all'aperto, salmone, Alaska
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La cottura del salmone in Alaska
L’Alaska è una terra affascinante, dove il gusto del selvaggio, gli splendidi paesaggi montani, artici e marini con interminabili ghiacciai la fanno da padrone. Un angolo di mondo che affascina e incanta. E' il primo produttore di salmone selvaggio, un pesce che nasce e vive in un ecosistema equilibrato, regolato da metodi di pesca sostenibili. La denominazione Salmone Selvaggio dell'Alaska raggruppa 5 specie (salmone reale, rosso, argentato, keta e rosa), che nascono nelle acque cristalline dei fiumi e dei ruscelli dell'Alaska e migrano verso le acque dell’Oceano Pacifico e del mare di Bering, dove vivono e crescono lontano dall'inquinamento causato dall'uomo alimentandosi di gamberi, aringhe e calamari.
 
Il salmone dell’Alaska appartiene al genere Oncorhynchus ( dal greco ONCO: gancio e RHINOS: naso) Il nome scientifico delle cinque specie di salmone venne assegnato in occasione delle prime esplorazioni della Siberia e riflette il nome indigeno dei pesci. Il Salmone Rosso Sockeye si distingue per il colore rosso intenso della sua carne, più compatta di quella delle altre specie. E’ molto apprezzato soprattutto per la affumicatura a freddo (lox) che gli conferisce colore, consistenza e sapore eccezionali. Destinato per tradizione al mercato giapponese per preparare piatti crudi (sashimi) è apprezzato dai migliori Chef per le sue eccezionali qualità organolettiche completamente diverse dalle altre specie di salmone.
 
 
Nelle acque dell'Alaska si trova la popolazione di salmone selvaggio più abbondante del mondo: un pesce che ha bisogno di acque fredde, molto ossigenate ed estremamente pulite. Lo sfruttamento di questa inestimabile risorsa è sottoposto ad un rigoroso controllo da parte dello stato dell'Alaska.
 
La gestione esemplare delle peschiere e l'efficace legislazione ambientale dell'Alaska hanno spinto notevolmente la sostenibilità della pesca del salmone selvaggio. In Alaska il divieto di allevamento e modificazione genetica del salmone, insieme ad una ferma difesa dell'ecosistema, hanno fatto sì che il salmone possa vivere nel proprio habitat sviluppandosi e alimentandosi secondo il suo ciclo naturale.
 
In questo modo si garantisce un prodotto completamente naturale, ottenuto con il massimo rispetto dell’ambiente, che si riconosce immediatamente per il suo colore, sapore e qualità. Nel 2001 il Marine Stewardship Council, ha dichiarato che la pesca del salmone in Alaska costituisce un tipo di “pesca sostenibile”. Il salmone selvaggio dell’Alaska, è l’unico che si può fregiare dell’etichetta MSC. L’MSC è un organismo indipendente con sede a Londra che certifica che la pesca si realizza rispettando i principi ecologici che assicurano la sostenibilità.
 
Come si può facilmente intuire, il pesce è un alimento base della cucina dell'Alaska; il salmone è uno dei più pregiati al mondo, spesso servito affumicato, oppure nella variante dei bastoncini indiani dolcificati, serviti anche come dessert. Altro protagonista il granchio reale: uno di essi è addirittura in grado di sfamare un'intera famiglia. Una pietanza molto caratteristica e particolare sono gli stinkeggs, uova di salmone immerse in olio di foca, avvolte in pelle di foca e sotterrate per alcuni mesi. Oggi, in realtà, non vengono sepolte, ma messe in barattoli e conservate in un luogo caldo. Questi e altri piatti tipici a base di salmone rosso vengono serviti durante il Salmon Bake, un evento culinario di grande fascino. 
 
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Si tratta di un pasto che si consuma all'aperto con formula economica (circa 20 dollari) e si può mangiare a oltranza. Si mangia in riva ai torrenti con il salmone pescato sul momento, grigliato e insaporito da salsa barbecue. Gli abitanti della zona forniscono un campanello di grosse dimensioni, di modo che se un orso dovesse avvicinarsi per reclamare il salmone, sia possibile farlo suonare per avvisare della presenza di un nuovo ospite al quale – di sicuro – sarà concesso di terminare il pasto.
 
L’affumicatura del salmone si utilizza fin da tempi antichissimi, non solo per conservare il pesce ma anche per far risaltare il sapore di questo prodotto grazie al singolare aroma del fumo della legna di quercia e olmo. Già in tempi lontani, l’abbondanza dei prodotti stagionali superava il fabbisogno di cacciatori e pescatori, e l’uomo dovette aguzzare l’ingegno per trovare sistemi diversi di conservazione degli alimenti. In estate, il salmone arriva presso le coste dell’Alaska per poi risalire i fiumi fino alle zone dove depone le uova. Gli Inuit, che popolavano la costa Artica della Baia di Bristol fino al Demarcation Point, e i Tlingit, che si stabilirono nel sudest, basavano il loro sostentamento sulla pesca. I Tlingit, così come altre tribù native dell'America del Nord, credevano che i salmoni Sockeye rappresentassero gli spiriti delle acque e ritenevano che questo pesce fosse come un popolo sacro che abitava gli oceani e viaggiava su canoe invisibili. Dimostravano il loro rispetto verso il salmone con cantici, preghiere e cerimonie. Dopo aver pescato e mangiato un salmone, ne gettavano le spine nel mare affinché si trasformassero in nuovi pesci.
 
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