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Sextantio, come nel Medioevo in Abruzzo

Atmosfere del passato e prodotti genuini a Santo Stefano di Sessanio, gioiello di "archi e lenticchie" nel Parco Nazionale del Gran Sasso

albergo diffuso abruzzo
santosrefano.sextantio.it
Sextantio - Santo Stefano di Sessanio
Il Sextantio Albergo Diffuso si trova a Santo Stefano di Sessanio (Aq), borgo medioevale collocato tra le montagne aquilane, all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. L’eccezionale fusione tra storia e natura rappresenta l’aspetto più caratteristico di questo luogo. Santo Stefano di Sessanio non è distante dai "colleghi" Castel del Monte e Rocca Calascio.

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Situato a un'altitudine di 1.251 metri, Santo Stefano di Sessanio è famoso per i suoi innumerevoli archi e per le lenticchie, prodotto genuino simbolo di questa zona dell’Abruzzo. Il borgo fa parte della Comunità Montana di Campo Imperatore - Piana di Navelli. Comune con una popolazione di 120 abitanti, è inserito nella prestigiosa selezione "I Borghi più belli d'Italia" e rientra all'interno degli storici possedimenti del Distretto delle Terre della Baronia.
 
Il borgo, costruito in epoca medievale, è stato oggi completamente ristrutturato ed è meta di un turismo elitario, soprattutto dopo la costruzione del Sextantio, realizzato dall'imprenditore svedese Daniele Kihlgren e basato sull'idea di albergo/borgo. La restaurazione del borgo concilia in modo perfettamente armonico la sua originaria struttura e la sua storia con l'innovazione più avanzata.

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Il progetto di recupero e ridestinazione ricettiva di S.Stefano di Sessanio (albergo diffuso) ha introdotto inedite procedure per conservare l’integrità di questo borgo storico e del paesaggio circostante mediante specifici accordi con gli enti territoriali (Comune/ Parco Nazionale). L’obiettivo finale è che, almeno in questo caso, la ridestinazione turistica non comporti inevitabilmente la perdita delle identità territoriali. Il progetto nella sua parte privata prevede la conservazione delle destinazioni d’uso dell’originaria organizzazione domestica, l’occultamento degli impianti e della tecnologia, l’uso esclusivo di materiale architettonico di recupero, l’uso esclusivo dell’arredamento povero della montagna abruzzese.
 
Questo approccio di tutela si spinge fino alla conservazione di quelle tracce del vissuto, e del vissuto povero, sedimentate negli intonaci e nelle stratificazioni del costruito, per preservare, nei segni di sofferenza del tempo, nelle tracce di un vissuto antico, l’anima più profonda e autentica di questi luoghi.

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29 camere arredate di modo che ci si possa sentire come in una location del 1300; gli interni delle stanze sono ispirati alle fotografie che Paul Scheuermeier, linguista svizzero, scattò in Abruzzo negli anni 20 del Novecento. Per conservare l’unità estetico-affettiva degli interni ed evitare il sovra-utilizzo di materiale contemporaneo, si è ricorso all’impiego di oggetti autoctoni spesso archiviati in musei o, dove necessario, all’impiego di materiale di recupero anche decontestualizzato. Il progetto sul cibo parte dall’utilizzo esclusivo di colture autoctone fino alla presentazione domestica delle pietanze nel piatto. Pranzi e cene a base della cucina tradizionale abruzzese, vengono serviti nella Locanda sotto gli Archi.

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