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Betye Saar, antologica, Fondazione Prada, Milano

A Milano prima italiana per Betye Saar

Alla Fondazione Prada, prima antologica in Italia per l'artista americana Betye Saar. In mostra più di 80 opere tra installazioni, assemblage, collage e lavori scultorei

Uneasy Dancer
Ph: Roberto Marossi. Courtesy Fondazione Prada
Betye Saar: Uneasy Dancer - veduta della mostra 
Per la prima volta in Italia la Fondazione Prada presenta una mostra antologica dedicata a Betye Saar, l'artista americana celebre per il suo lavoro di assemblaggio e per aver fatto parte del Black Arts Movement, il movimento artistico nato dal Black Power che il Times ha definito come “il movimento più discusso della storia della letteratura afro-americana, se non addirittura dell'intera letteratura americana”. Intitolata “Betye Saar: Uneasy Dancer” la mostra è curata da Elvira Dyangani Ose e sarà visitabile fino all'8 gennaio 2017. Al centro dell'opera dell'artista losangelina si possono individuare alcuni elementi chiave: l’interesse per il metafisico, la rappresentazione della memoria femminile e l’identità afroamericana che, grazie al suo lavoro, assumono forme e significati inediti.
 
Perché andare
Il percorso espositivo riunisce più di 80 opere tra installazioni, assemblage, collage e lavori scultorei creati tra il 1966 e il 2016.”Uneasy Dancer” espande nel suo complesso temi fondamentali della pratica di Betye Saar, tra i quali la memoria, il misticismo e la costruzione di entità socio-politiche. In mostra saranno presenti i suoi assemblaggi di immagini e oggetti inseriti in scatole o valigie, come Record for Hattie (1975) e Calling Card (1976), che assumono una dimensione performativa, anche se in miniatura. Altri assemblaggi, creati più recentemente e contenuti all’interno di gabbiette, come Domestic Life (2007) e Rhythm and Blues (2010), rappresentano una condizione fisica e metaforica di segregazione, ma anche di resistenza e sopravvivenza. Questi lavori includono tracce del folclore afroamericano, combinando la dimensione politica a una visione spirituale che attinge a molteplici credenze e tradizioni di origine africana, asiatica, americana ed europea.
 
Da non perdere
Presenti in mostra anche una serie di opere che utilizzano strumenti di lavoro o elementi della vita domestica, come assi per il bucato, bilance e finestre, assemblati a fotografie o manufatti d’epoca, come le opere Mystic Window for Leo (1966), The Phrenologer’s Window II (1966) e A Call to Arms (1997). Questi ultimi lavori che abbracciano vari decenni svelano, da un lato, una condizione intima e autobiografica e dall’altro alludono a una dimensione immaginativa e fantastica. L’impiego di fotografie, trattate come oggetti trovati, in lavori come Migration: Africa to America I (2006), diventa una modalità di celebrazione della bellezza e degli artifici della femminilità.
 
BETYE SAAR: UNEASY DANCER
Fino all'8 gennaio 2017
Luogo: Fondazione Prada, Milano
Info: 0256662612 
www.fondazioneprada.org
 
 
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