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Roveja, il piccolo legume colorato dei Monti Sibillini

Antica e simile ai piselli, dona una farina con cui si prepara una speciale polenta

roveja, legumi, 
 Courtsy of ©Zyance/Wikipedia CC BY SA 2.5
La roveja
Presente sui Monti Sibillini fin dall'antichità, la roveja è un legume dall'aspetto simile a quello dei piselli ma dalla classificazione botanica ancora non ben definita. Un tempo poteva essere facilmente rinvenuta su buona parte della dorsale appenninica umbro-marchigiana ma oggi è stata abbandonata da buona parte dei produttori, i quali sono tuttora soliti ricavarne una farina dalla quale si ricava una polenta tradizionale chiamata farecchiata.

LA TRADIZIONE
C'è chi pensa che siano i progenitori dei piselli comuni, e chi, invece, ritiene che si tratti di un legume differente anche se con caratteristiche simili. Quel che è certo è che la roveja cresce da sempre anche spontaneamente sulla dorsale appenninica umbro-marchigiana, specialmente sui Monti Sibillini. Un tempo diffusa in un'area molto più estesa, oggi la roveja sopravvive soltanto in una zona circoscritta della Val Nerina grazie all'impegno di alcuni agricoltori. Questo legume un tempo rappresentava un'importante fonte di sostentamento per le famiglie di pastori e contadini dei Sibillini in abbinamento ad altri legumi come fave, lenticchie e cicerchie. Le difficoltà del raccolto legate alle condizioni impervie del territorio e alla morfologia della pianta ne hanno scoraggiato la coltivazione ed oggi questo antico legume rischia di scomparire.

LA DENOMINAZIONE
La forte somiglianza con i piselli e le origini antichissime hanno indotto molti studiosi a considerare la roveja un loro antenato. Secondo altri studiosi, invece, la roveja (pisum arvense) sarebbe una specie a sé stante diversa dal classico pisum sativum. E' localmente nota anche con i nomi di roveglia, rubiglio, pisello dei campi e corbello.

LE CARATTERISTICHE
Si tratta di un piccolo legume dal seme colorato che va dal verde scuro, al marrone e al grigio. Resiste anche a temperature molto basse e per questo ha potuto svilupparsi lungo la dorsale appenninica. E' estremamente nutriente, garantisce un elevato apporto proteico, di fosforo e di carboidrati a fronte di un ridotto contenuto di grassi.

LA PRODUZIONE
In Val Nerina, dove sono concentrati la maggior parte dei produttori di roveja, il legume si semina a marzo ad un'altitudine compresa tra i 600 e i 1.200 metri di altitudine e si raccoglie a cavallo tra i mesi luglio ed agosto. Il procedimento di battitura è simile a quello delle lenticchie: quando le foglie si ingialliscono per metà e i semi diventano cerosi, gli steli vengono sfalciati e lasciati sul prato ad essiccare. Una volta secchi vengono radunati nell'aia e trebbiati. Si procede, quindi, a liberare la granella da impurità con l'ausilio di setacci.

LA CULTURA
Sono ormai rimasti pochi agricoltori dediti alla coltura della rovja, la maggior parte dei quali concentrati nei pressi di Cascia, in una località chiamata Preci dove, infatti, si trova una fonte che viene chiamata dei rovegliari.

IN CUCINA
Può essere consumata fresca oppure secca, ed in tal caso si rivela particolarmente adatta alla preparazione di zuppe. Quando viene macinata a pietra dona una farina dal retrogusto lievemente amaro con la quale viene preparata la farecchiata o pesata, una polenta tradizionale condita con un battuto di acciughe, aglio e olio extravergine di oliva, buona anche il giorno successivo, affettata e abbrustolita in padella.

La ricetta: Farecchiata. Ingredienti: farina di roveja, sale grosso, acciughe, aglio, olio, pepe. Fate bollire l'acqua con il sale e fate cadere la farina di roveja a pioggia continuando a girare di continuo con una frusta metallica per evitare la formazione di grumi. Cuocete per circa 35-45 minuti. Tritate quindi le alici e fateli soffriggere nell'olio assieme all'aglio. Stendente, quindi, la farecchiata su un piatto piano e conditela con il soffritto ed una spolverata di pepe.

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IL TERRITORIO
Nel cuore dell'Italia decine decine di cime innevate svettano ad oltre 2.000 metri di altitudine a cavallo tra Umbria e Marche. Sono quelle dei Monti Sibillini, la magnifica catena protetta dall'omonimo Parco Nazionale che racchiude scenari mozzafiato fatti di boschi, laghi, valli e depressioni, tutti arricchiti da una flora e da una fauna estremamente variegate tra cui spiccano rare specie vegetali come il Genepì dell'Appennino, la stella alpina dell'Appennino e l'Ephedra Nebrodensis, e animali come lupi, caprioli, cervi, camosci appenninici, aquile reali, falconi pellegrini e sparvieri. Alle falde delle montagne che incorniciano il paesaggio, graziosi borghi dalle atmosfere d'altri tempi accolgono i visitatori che decidono di esplorare l'area protetta e fanno da punto di partenza di numerose escursioni alla scoperta di paesaggi mozzafiato

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