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Prodotti Tipici Uva di Canicattì IGP

I chicchi di Canicattì

La città siciliana costruita intorno a un castello in una vera e propria conca naturale ha la vocazione all'agricoltura, soprattutto alla coltivazione della vite

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Vigne
I vigneti sono componenti tradizionali del panorama siciliano da secoli, grazie alle condizioni ideali del terreno calcareo e al clima mediterraneo, che favoriscono e determinano la tipicità del prodotto; la coltivazione dell'uva della tipologia "Italia", diventata famosa per il suo elevato valore qualitativo, è stata introdotta nella prima metà del '900.

LA TRADIZIONE La vite arrivò nel Mediterraneo già nel 600 a.C.. I Fenici la fecero conoscere in Francia, mentre i Romani in Germania. In particolare la coltivazione dell’uva della tipologia “Italia”, pur essendo stata introdotta nella prima metà del XX secolo, si affermò solamente agli inizi degli anni ‘70 nella zona di Canicattì, dove prese il posto delle tradizionali colture di cereali, mandorli e leguminose. Prodotta nell’Agrigentino apprezzata e riconosciuta in varie parti del mondo, l’Uva Italia di Canicattì è “creatura” dell’illustre genetista Alberto Piovano, grazie all’incrocio di due varietà di viti, Bicane e moscato d’Amburgo. Il risultato di questo incrocio è un’uva di bell’aspetto, di grossa pezzatura e molto resistente.

LA DENOMINAZIONE L’uva da tavola di Canicattì ha ricevuto l’IGP il 24 novembre 1997

LE CARATTERISTICHE L’uva da tavola di Canicattì, considerata una delle migliori uve da tavola, appartiene alla varietà Italia e nasce dall’incrocio di due diverse qualità di vite, Bicane e Moscato d’Amburgo. L’incrocio si deve al genetista Alberto Piovano. I grappoli sono resistenti, hanno acini di grandi dimensioni e la buccia sottile; la polpa è compatta, carnosa e fragrante; si presenta di colore giallo più o meno intenso; il profumo è fruttato e aromatico; ha sapore dolce, delicato. La raccolta inizia a fine agosto e si protrae fino a ottobre. Alcune aree però sono così poco esposte da richiedere una raccolta molto tardiva, che può avere luogo anche a fine novembre.

LA PRODUZIONE L’area di produzione comprende 20 comuni localizzati intorno a Canicattì ed appartenenti alle province di Agrigento, Caltanissetta e la zona alle province di Agrigento, Caltanissetta e la zona di Mazzarrone, in provincia di Catania.

LA CULTURA Per i siciliani l'uva Italia è anche un simbolo dell'Europa unita. Quando i produttori di Canicattì avviavano i primi contatti con gli operatori commerciali del centro e del nord Europa, Maastricht era ancora lontana. Risultava però ben affermato il rapporto tra i consumatori degli stessi Paesi euoropei e il frutto tipico dell'Agrigentino. Oggi l'uva Italia, risorsa naturale, è un importante veicolo promozionale per la città ed il territorio.

IN CUCINA L'uva possiede numerose proprietà benefiche per l'organismo, che sono sfruttate al meglio se si consuma il frutto la mattina a digiuno: è disinfettante e antivirale, diuretica e lassativa, attiva le funzioni epatiche, facilita la digestione, contribuisce a ridurre il livello di colesterolo nel sangue. In cucina, si consuma fresca o si può utilizzare per la preparazione di dolci, marmellate, gelatine e sorbetti. Si usa anche in cosmesi: il suo succo si utilizza per schiarire e ammorbidire la pelle.

IL TERRITORIO Canicattì è un comune della provincia di Agrigento, sito in una conca naturale, l’alta valle del fiume Naro, circondata da colline. Una zona fertile ed attraente che nel corso degli anni ha visto nascere sempre più attività agricole e commerciali. Canicattì ottenne il titolo di città nel 1934 con regio Decreto firmato dal Re Vittorio Emanuele III. La Chiesa Madre San Pancrazio fu edificata grazie alle offerte dei Baroni Adamo e della popolazione, nel 1760. All’interno di questa chiesa si trova la tela “Monocolo” di Pietro d’Asaro che rappresenta la Sacra Famiglia con sant’Anna e San Gioacchino e un donatore di frutta. Oltre la tela anche una statua marmorea della Madonna delle Grazie di epoca bizantina, un reliquiario del settecento, il coro ligneo del settecento in stile Luigi XVI, un dipinto ad olio raffigurante la Vergine Addolorata, una statuetta marmorea rappresentante l'“Ecce Homo” di buona fattura e di autore ignoto, un fonte battesimale del seicento e altre opere di minor valore. Sempre all’interno della Chiesa Madre San Pancrazio riposa l’arcivescovo Angelo Ficarra. Altra Chiesa da visitare è la Chiesa del Santo Spirito con annesso convento e chiostro dei frati che fu edificato per volere di Antonia Balsamo Bonanno e del frate Antonio Nocera. Un meraviglioso giro tra i fasti dell’arte che continua con la Chiesa di San Diego d’Alcalà (protettore della città). In questa chiesa si organizza la tradizionale processione del venerdì Santo, risalente al settecento. Grazie al forte sviluppo economico che interessò Canicattì tra il settecento e l’ottocento, sorsero diversi palazzi che ancora oggi si lasciano ammirare imponenti. Palazzo La Lomia, del XVII secolo, costruito in pietra arenaria presenta dei balconi barocchi; Palazzo Chiaramonte Bordonaro, in stile barocco con un incantevole giardino; Palazzo Gangitano; Palazzo Adamo; Palazzo Bartoncelli e Palazzo Stella. Castel Bonanno si trova in Largo Castello, e fu costruito nel 1089 da Ruggero il Normanno. Oltre ai palazzi e alle chiese a Canicattì ci sono anche fontane e ville a renderla meravigliosa. C’è la Fontana del Nettuno, la Fontana dell’Acquanova, il Teatro Sociale, Villa Firriato, edificata alla fine dell'Ottocento per volere di Francesco Lombardo Gangitano, un nobiluomo del tempo, e Villa Giacchetto. A Canicattì si possono ammirare anche i resti della Rocca baronale, costruita dagli arabi come fortilizio e trasformata in castello dai Normanni. All’interno della Rocca si trova un’armeria, nota in tutta la Sicilia, ora esposta al Museo di Capodimonte di Napoli.
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