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Tuscia: 64 tombe rupestri da scoprire a Sutri

Il borgo in provincia di Viterbo è uno degli esempi più rilevanti di concentrazione di tombe rupestri di età romana. 

 Necropoli etrusca<br>
© Tuscia Etrusca
La Necropoli Etrusca di Sutri
Piacevole destinazione per una gita fuori porta, il comune di Sutri si trova in provincia di Viterbo e dista circa una cinquantina di chilometri da Roma. Sorge su un imponente rilievo di tufo ed è  immerso in un contesto naturalistico di grande pregio, a cui si aggiungono le numerose attrazioni storico-culturali. Considerando anche la buona e variegata offerta ricettiva e ristorativa e il ricco calendario delle manifestazioni e degli eventi proposto dall'Amministrazione comunale, non stupisce che il comune laziale sia stato insignito della Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano.

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Sutri ha origini molto antiche e furono le maestranze etrusche a costruire quello che ancora oggi rimane il simbolo cittadino, ovvero lo splendido anfiteatro, considerato uno dei più grandiosi monumenti antichi non solo della Tuscia ma di tutta la regione. Ciò che lo rende unico è il fatto di non essere stato edificato, ma interamente scavato a mano in un banco di tufo. Rimasto sepolto per secoli, fu riportato alla luce solamente nel XIX secolo e purtroppo lasciato esposto all'erosione degli agenti atmosferici. Si presenta a pianta ellittica ed è dotato di tre ordini di gradinate che potevano contenere fino a cinquemila spettatori. Usciti dall’anfiteatro ecco la serie di tombe etrusche del V secolo a.C. ; si tratta della necropoli urbana, uno degli esempi più consistenti di tombe rupestri di età romana nell'ambito del territorio etrusco-falisco, che si estende per circa 180 metri lungo l'alto costone tufaceo che doveva costeggiare la Cassia. Oggi sono visibili circa 64 tombe, scavate direttamente nella parete su diversi livelli: si riconoscono tombe a una camera, a doppia camera, tombe precedute da ingresso ad arco, nicchie rettangolari, con o senza incasso per cinerari ed arcosoli. Già nel primo medioevo furono saccheggiate e, nel corso dei secoli, il loro aspetto originario è stato più volte alterato o trasformato.

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Poco oltre si trova la piccola Cappella votiva della Madonna del Parto, ovvero il Mitreo di Sutri, risalente al I sec. d.C.: ricavato sfondando alcune tombe etrusche preesistenti, è un antico luogo di culto dedicato al dio Mitra. Successivamente, nei primi secoli del cristianesimo, dopo che il culto di Mitra fu abbandonato, il Mitreo fu riutilizzato per i riti cristiani e dedicato probabilmente a San Michele Arcangelo, per poi essere passare al culto di Santa Maria del Parto dal Settecento. Quando si arriva nel borgo dalla Via Cassia e si entra nell’abitato circondato dai resti della cinta muraria medievale ecco che Sutri si offre agli occhi dei visitatori con i tetti scuri, i frammenti romani incastrati fra le mura di abitazioni più recenti, le decorazioni medievali sui portali che segnano il percorso verso il Duomo, di origine romanica e un susseguirsi di piazzette armoniose, fontane eleganti, piccole chiese che accompagnano la passeggiata fino all’ingresso dell’ex-Ospedale, in cui ha sede dal 1998 il Museo del Patrimonium, dove Sutri etrusca e romana è raccontata con sculture, sarcofagi e incunaboli e dove si ha la possibilità di entrare nel meraviglioso mondo della Tuscia antica.

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