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Sempre più in alto in Friuli con il Monte di Amir Naderi

Il regista iraniano sceglie il Nord Italia per una storia di sfide, coraggio e soprattutto amore per il nostro Paese

ASAP Cinema Network
"L'Italia, con la sua cultura, la sua lunga storia e il suo background complesso, è uno dei paesi più interessanti al mondo". Quante volte l'avete pensato, detto o letto? Questa volta, una tale dichiarazione d'amore nei confronti del nostro Paese arriva da un personaggio meno noto di altri, insospettabile forse, e comunque da lontano. A parlare è Amir Naderi, regista di Monte, il film con Andrea Sartoretti (Romanzo criminale) e Claudia Potenza (Basilicata Coast to Coast) presentato Fuori concorso nella selezione ufficiale della 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, a settembre, e appena arrivato nelle sale italiane.

Ambientato in un passato remoto, in un villaggio semi-abbandonato ai piedi di una montagna, il film racconta di Agostino, sposato con Nina, e di suo figlio Giovanni. E della sfida quotidiana di questa famiglia contro la montagna e la sua forza ancestrale nel tentativo di costruire qualcosa di eterno entrando in contatto con un luogo incantato… Era inevitabile che, perché il progetto fosse credibile, si trovasse un paesaggio tale da rendere la maestosità e la forza che la storia richiedeva. E per farlo, il regista iraniano, da anni residente negli Usa, dopo aver ambientato gli ultimi suoi lavori in Iran, Stati Uniti e Giappone, ha deciso di volgersi all'Italia, e alle sue vette più famose.

Quelle dell'Alto Adige, a oltre 2.500 metri d’altezza sul gruppo montano del Latemar, dove la troupe ha iniziato a girare il 17 settembre 2015 prima di muoversi verso il Friuli Venezia Giulia, nella frazione di Sott'Anzas del comune di Andreis e nel comune di Erto e Casso, in provincia di Pordenone, nella Valle del Vajont, fino al 30 ottobre successivo, quando le riprese si sono concluse a Maniago (in Palazzo d’Attimis). "Una location straordinaria, che ci parla e interroga”, la definisce il regista, che 'giustifica' così la decisione: "Spingo sempre i miei personaggi e le loro ossessioni al limite. Li metto nella condizione di dover fare qualcosa, qualcosa di impossibile, per cambiare le cose. Li metto alla prova per vedere come sopravvivono. Allo stesso tempo metto alla prova me stesso come filmmaker, in ogni momento, su ogni progetto, dovunque. Il mio personaggio principale, Agostino, è un contadino che prova proprio a fare qualcosa di impossibile e lo rende possibile".

Per Naderi "il dono dell’essere umano è la sfida", in questo caso "al 100% in italiano anche se - sottolinea - in tutti i miei film ho cercato di prendere personaggi di culture differenti, di paesi e situazioni molto diverse". Tanta italia anche dietro la macchina da presa, con Monica Trappolini ai costumi, Daniele Frabetti alla scenografia, Gianfranco Tortora al suono, Roberto Cimatti alla fotografia e Citrullo International e Zivago Media alla produzione, insieme alla statunitense Cineric, la francese Ciné-sud Promotion e la svizzera KNM. Ma se davvero, come dice il regista: "Sono i personaggi ad aver scelto me, così come la montagna", a lui va anche il merito di averci permesso di ammirare i panorami detti e quelli dei comuni bolzanini di Cornedo all’Isarco (principalmente il Castello omonimo) e Nova Ponente/Deutschnofen, della sua frazione Obereggen e della Stazione Absam-Maierl.
 
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