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Castello di Avio, Sabbionara

Sabbionara, il Castello sullo sperone roccioso

Il Castello di Avio è uno tra i più noti ed antichi monumenti fortificati del Trentino

Sabbionara, panorama del Castello di Avio
©iStockphoto
Veduta del Castello di Avio
E’ conosciuto come la Sentinella del Trentino e non a caso. Adagiato da secoli tra le colline della Val Lagrina, il Castello di Avio si staglia nel panorama con la sua poderosa cinta muraria, le cinque torri, il Palazzo Baronale e l’imponente Mastio. In posizione dominante in cima allo sperone roccioso di Sabbionara, frazione del comune di Avio. Attraverso una porta torre coronata da merli a coda di rondine si accede al Castello, notando subito sulla destra la Picadora, una torre sulla cui terrazza la tradizione vuole che venivano impiccati i condannati. Nell’ampio perimetro della mura si ergono diverse strutture.

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La Casa delle Guardie è caratterizzata al primo piano da un’Anticamera che conserva le decorazioni sulle quattro pareti con losanghe scalinate policrome su fondo bianco, ognuna contrassegnata al centro da una lettera gotica. Scene militari sono affrescate sulle pareti della Stanza delle Guardie: vi si possono ammirare armi ed armature disegnate con notevole precisione. Gli affreschi, datati tra il 1350 e il 1360, sono probabilmente stati eseguiti da una maestranza locale influenzata dalla pittura veronese e d’Oltralpe. Il Mastio, la costruzione più antica del castello, è un’imponente torre e pianta esagonale che risale ai secoli XI e XII. Vi si accede con una scala di pietra che porta ai vari piani. Al quarto si  può ammirare la Camera di Amore, dove è rappresentato un cavallo al galoppo montato da Amore, oggi non più visibile, che scaglia un’asta e una freccia nello stesso momento: un'altra asta sfiora una donna con un cagnolino e colpisce un giovane cavaliere che cade in ginocchio. Questa scena fa parte di un ciclo che appare tra le quinte di un tendaggio di vaio dipinto lungo tutte le pareti.

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C’è poi il Palazzo Baronale dove si conserva un pozzo quadrangolare che serviva una grande cisterna. Il corpo principale del palazzo ha una pianta a L che si eleva nella parte più antica del castello. Era stato fatto scoperchiare nel 1812 da Carlo Ercole Castelbarco per evitare che venisse tassato ma il FAI, nel 1978,  ha edificato un tetto di coppi poggiato su capriate e grazie all’intervento della Provincia Autonoma di Trento è stato recuperato il ricco parato decorativo a sfondo rosso della parete meridionale del salone centrale. Vi si possono ammirare motivi geometrici disposti su due registri che racchiudono scenette simboliche, come quella di due amanti teneramente abbracciati che si rifanno alla Camera di Amore nel Mastio.

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