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Pyrgi Santa Severa

Pyrgi: sotto il castello, l'antica città etrusca

Il Castello di Santa Severa sorge su quella che un tempo era un insediamento etrusco

Santa Severa
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Castello di Santa Severa
Il tratto di costa Tirrenica tra Lazio e Toscana è costellato di rovine e testimonianze della civiltà etrusca. Ma oltre alle note Tarquinia, Populonia, Volterra, ci sono decine e decine di siti archeologici minori, come Pyrgi, porto dell’antica Caere (l’attuale Cerveteri), le cui rovine emergono da un luogo piuttosto iconico del litorale laziale: il Castello di Santa Severa.
 
Imponente sulla spiaggia di sabbia nera, il famoso castello con il suo borgo è un luogo molto attivo. Vi si trova un ostello di recente inaugurazione, ospita eventi culturali e ricevimenti, un museo dedicato alla navigazione antica. Ma la sua estetica medievale camuffa una storia ben più antica: qui si trovano testimonianze di un insediamento dell’Età del Bronzo, che successivamente si sarebbe evoluto nell’abitato etrusco di Pyrgi. Cittadina citata da Virgilio nell’Eneide, fu frequentata assiduamente da commercianti greci e fenici, per poi divenire colonia romana (Pyrgi è il nome latino, non è noto quello etrusco). L’assimilazione a Roma ha lasciato numerose testimonianze architettoniche e artistiche, tra cui la cinta muraria costruita per fortificarla. Con l’età imperiale, Pyrgi divenne luogo di villeggiatura dei ricchi romani che vi costruirono ville marittime, fu dotata di un acquedotto, vennero modernizzate le banchine del porto.
 
Ma torniamo alla Pyrgi etrusca. Di grande valore è il santuario, che già all’epoca era uno dei più importanti dell’Etruria. Sono due i templi di cui si sono trovati i resti, chiamati tempio A e tempio B. Conservati solo nelle fondazioni, erano decorati con altorilievi in terracotta; importanti sono le lamine d’oro ritrovate, due con incisioni in etrusco e una in punico, che riportano una dedica alla dea Uni. Presso l’area archeologica sorge un Antiquarium dove sono conservati alcuni dei materiali rinvenuti negli scavi. Mentre i reperti più preziosi, tra cui le celebri lamine, sono esposti presso il Museo di Villa Giulia, a Roma.
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