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Umbria Pozzo di San Patrizio Orvieto

Nelle viscere di Orvieto

Opera idraulica di grandiosa ingegneria, il pozzo progettato da Antonio Sangallo inganna la percezione dello spazio

Orvieto
Foto di Ilaria Magliocchetti Lombi
Il Pozzo di san Patrizio visto dall'alto
Scendere e salire senza mai incontrarsi, pur vedendosi sempre più vicini scalino dopo scalino: è degno di un’opera di Escher il progetto del Pozzo di San Patrizio di Orvieto. Difficile non immaginare storie di amanti irrimediabilmente separati dal destino, o inseguimenti da film fantasy, e invece la ragione di quest’opera sotterranea che tanto inganna la percezione spaziale è prettamente funzionale. Ma cominciamo dall’origine: il Pozzo di San Patrizio venne costruito tra il 1527 e il 1537 per volere di Papa Clemente VII, ritiratosi nella città di Orvieto in seguito al Sacco di Roma. Vista la necessità di tutelarsi in caso di assedio, commissionò ad Antonio Sangallo il Giovane (architetto che progettò numerose dimore storiche romane, tra cui Palazzo Farnese) l’edificazione di un pozzo che garantisse l’approvvigionamento idrico alla città.

L’architetto era anche impegnato nei lavori di fortificazione della rupe su cui sorge Orvieto, e possedeva quindi un’ottima conoscenza del masso tufaceo, delle falde acquifere, delle indagini metriche e geologiche. Decise di far scavare il pozzo nel terreno modellandolo esclusivamente grazie alla resistente pietra tufacea fino a metà, e poi supportandolo con mattoni, fino ad una profondità di 53,15 metri per 13 di diametro. Per trasportare l’acqua dal fondo alla superfice si utilizzavano le bestie da soma, e Antonio Sangallo ideò un rivoluzionario sistema perché quelle che salivano non si incrociassero quelle che scendevano: due rampe di scale elicoidali, composte da 248 scalini ciascuna, creano due percorsi a spirale che non si incrociano mai. Una geometria identica a quella del DNA, ovviamente scoperto solo secoli più avanti, che se da un lato garantisce la funzionalità, dall’alto gioca con la percezione visiva in maniera sorprendente. Ogni rampa di scale è infatti costellata di finestroni, 72 in tutto, che permettono a chi sale e chi scende di vedersi chiaramente ad un’altezza più o meno simile, solo che non ci si potrà incontrare mai. L’effetto prospettico ha un che di magico, amplificato dai giochi di luce che cambiano grazie alle finestre man mano che si scende nelle viscere del terreno.

Le due scalinate sono collegate ognuna ad una uscita indipendente, che sbocca a livello stradale in quella che sembra una semplicissima costruzione tondeggiante. Il nome di Pozzo di San Patrizio non ha alcun legame con la storia orvietana, ma è stato attribuito alla costruzione per la similitudine con il leggendario pozzo irlandese, del quale non si vedeva la fine e in cui il santo trovò rifugio. Ancora oggi la sorgente idrica mantiene costante il livello dell’acqua sul fondo, nel quale i turisti gettano monetine di buon auspicio.

Il Pozzo di San Patrizio si trova in Viale Sangallo, e si può visitare dalle 9 alle 19.45 nei mesi estivi, dalle 10 alle 16.45 nei mesi invernali, e dalle 9 alle 18.45 in primavera.
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