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Patrimoni Unesco Italia: le faggete vetuste

L'Unesco delle faggete italiane, patrimonio naturale

Le dieci antiche faggete dall'Emilia Romagna alla Basilicata sono un altro vanto italiano

Faggeta
©iStockphoto
Bosco di faggi
Sono 10 le antiche faggete italiane riconoscete dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Grazie al loro valore naturalistico e all’incredibile biodiversità che le contraddistingue, si sono guadagnate un posto d’onore tra le attrazioni italiane. Fanno parte di un contesto più ampio che varca i confini, trattandosi del sito ambientale transnazionale delle “Foreste primordiali dei faggi dei Carpazi e di altre regioni d’Europa”. Il criterio di selezione delle foreste vetuste italiane si basa su unicità biologica ed ecologica, cosi come per gli altri siti che hanno ottenuto il riconoscimento per gli aspetti naturali (le Isole Eolie, Monte San Giorgio, l'Etna, le Dolomiti).  Le faggete selezionate dall’Unesco includono le Foreste Casentinesi in Emilia Romagna; le Faggete del Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise, nei comuni di Villavallelonga, Lecce nei Marsi, Pescasseroli e Opi in Abruzzo; la Faggeta del Monte Cimino e del  Monte Raschio nel Lazio; la Foresta Umbra nel Parco Nazionale del Gargano in Puglia; la Foresta di Cozzo Ferriero in Basilicata, nel Parco del Pollino.

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All’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, grazie anche ad un territorio rimasto intatto per la sua quasi mancanza di vie d’accesso, si possono trovare faggi vecchi di oltre 500 anni e Sasso Fratino risulta essere una delle 10 foreste decidue più antiche dell’Emisfero Nord. Spostandosi nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise sono oltre mille ettari di foreste popolate da varie specie faunistiche ed esemplari eccezionali di faggi di oltre 560 anni. Il sito più vasto è quello situato nell’area di riserva della Val Fondillo, nelle zone di Cacciagrande e Valle Jancino, che vanta la particolarità di essere l’unica foresta vetusta del Parco in cui è presente l’acqua. Nel Lazio, la Faggeta del Monte Cimino, a Soriano nel Cimino, cresce su un antico vulcano e ha un’ampiezza di circa 60 ettari ricoperti dal faggio Fagus sylvatica, con esemplari di dimensioni maestose, alcuni dei quali raggiungono i quaranta metri di altezza

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Più a sud si trova la Faggeta vetusta del Monte Raschio, nei pressi di Oriolo Romano, mentre in Puglia si chiama Foresta Umbra quella che comprende il territorio comunale di Vico del Gargano, Vieste e Monte Sant’Angelo. Quella pugliese, composta da faggi, cerri, querce, aceri e lecci, rappresenta una tra le più estese formazioni di latifoglie d’Italia e una delle più grandi d’Europa. Qui spicca il leccio di Vico del Gargano, alto cinquanta metri con una circonferenza di cinque metri che si erge davanti a un convento dei Cappuccini. Nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, in Basilicata, si trova invece la Faggeta vetusta di Cozzo Ferriero, il nucleo vetusto di faggio più meridionale d’Europa.
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