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Sardegna: la magia di Villacidro

Le streghe? Abitano a Villacidro

Questo è un "percorso magico" in 6 tappe. Fate e streghe come compagni di viaggio e come mete domus de Janas, luoghi di sepoltura dei sovrani e tophet...

Villacidro
courtesy of ©A.E. Quattrocchi
Il mito avvolge ancora la terra dei Shardana, un popolo arrivato dal mare che costruiva circoli megalitici, grandi pietre per misurare il tempo quando il tempo ancora non esisteva. Quella terra, la Sardegna, mantiene ancora intatti i suoi segreti e lascia ovunque intriganti indizi irrisolti. Chi va nell'isola e non si ferma alle pur fascinose spiagge può cercare tracce di quel magico rimasto miracolosamente intatto fino ai nostri giorni. L'itinerario proposto appartiene alla Sardegna del sud ovest. Fate e streghe come compagni di viaggio; meta della ricerca: case di fate (domus de Janas), luoghi di sepoltura dei sovrani, tophet dove avvenivano i terribili riti dei sacrifici dei primogeniti e infine luoghi di cura e cure mediche di cui non si è affatto perso il ricordo. Esistono infatti ancora gli Abrebaroi, custodi dei segreti della magia bianca cioè della pratica taumaturgica di preparare una pozione o un unguento miracoloso. Il percorso magico parte da Cagliari e prevede 6 tappe. La prima, a circa 63 km. da Cagliari sulla SS. 131 verso Sardara, è per il pozzo Sacro di Santa Anastasia. Il pozzo sacro è di epoca nuragica, 1200 a.C. in basalto scuro, ha in basso un muro che segnava l'area delle cerimonie. Qui si celebrava il culto delle acque invocando le divinità femminili, la dea Luna e la dea Madre. Si stava immersi nel liquido insieme a statuette votive invocando salute e fecondità. L'acqua arrivava da una sorgente poco distante. Ancora oggi le acque sono ritenute salutari e la fontana è denominata Sa funtana de is dolus. La seconda tappa, è per il paese di Villacidro, conosciuto anche come il paese delle streghe. Ben radicate tradizioni raccontano di esseri misteriosi, "is cogas", in qualche modo antesignani dei vampiri perché golosissimi del sangue umano in particolare di quello dei bambini e delle gestanti. L'aspetto assunto dalle cogas era vario; poteva essere quello di una crudele megera o di una donna dolce e gentile, ma anche di mosche che succhiavano il sangue del neonato. Ancora oggi è possibile incontrare in quei luoghi persone, di solito molto anziane, che usano le antiche arti delle streghe e compiono "is fatturas", cioè malefici a danni di qualcuno. Tracce di queste credenze si trovano anche nel quotidiano come l'uso di tenere fuori della porta di casa un treppiedi capovolto o una scopa poggiata dietro la porta con la spazzola rivolta verso l'alto. A Villacidro, a perenne memoria di queste presenze inquietanti si celebra ogni anno, alla prima settimana di agosto, una sagra sacro-folcloristica di grande rilievo: la festa di san Sisinnio. Sisinnio, il santo che liberò tutta la zona delle antiche superstizioni pagane, compì una serie di miracoli come la trasformazione di se stesso in un grande ragno che divorò tutte le mosche, ossia le streghe nascoste nelle sembianze degli insetti. Pare che ancora oggi, nei quattro giorni della festa a lui dedicata non si veda volare una sola mosca.
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