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Auditorium Renzo Piano l'Aquila terremoto

L'Aquila, Auditorium del Parco: temporaneo ma non troppo

Doveva essere smontato appena la città si fosse ripresa. Ma l’auditorium di Renzo Piano è ancora lì

 Auditorium L'Aquila
lapresse
l'Auditorium del Parco il giorno dell'inaugurazione
Parlare dell’Auditorium del Parco a L’Aquila non è semplicemente affrontare un argomento di architettura. Difficile infatti scindere la genesi dell’opera dall’opera stessa. Impossibile dimenticare il contesto in cui è stata concepita. L’edificio è molto famoso: da un lato perché progettato da Renzo Piano, star mondiale dell’architettura, dall’altro perché si lega a doppio filo con il tragico sisma de L’Aquila e con la mancata ricostruzione della città. Ma procediamo per ordine.

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L’auditorium viene concepito nel 2009, anno del terremoto, per offrire un contributo alla ricostruzione. L'architetto genovese afferma in un’intervista di aver inizialmente proposto un progetto per il centro storico, in modo da intervenire sul recupero e il restauro degli edifici danneggiati, senza tuttavia ricevere l'autorizzazione dalle amministrazioni locali e nazionali. Il progetto dell’auditorium nasce quindi in seguito, apparentemente su suggerimento del maestro Claudio Abbado. Si voleva offrire alla città devastata un luogo dove poter ricominciare a godere dell’arte e della musica. Si scelse come location il parco che circonda l’antico Forte Spagnolo, e i lavori iniziarono nel 2012, terminando dopo 7 mesi. Il complesso è interamente di legno, composto da tre cubi di cui uno, il principale, contiene la sala per i concerti, ed è ruotato rispetto alla linea del terreno. I collegamenti tra i tre volumi sono composti da passerelle in ferro e vetro. La sala ospita 250 posti a sedere, ed è forte il suo impatto cromatico rosso. L’acustica è perfetta grazie al legno, e per compensare il materiale utilizzato sono stato piantati 200 alberi nei dintorni dell’edificio. Mentre per realizzarlo non ne è stato abbattuto neanche uno.

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Ma il progetto doveva essere temporaneo: una soluzione provvisoria in attesa della ricostruzione del centro storico e del recupero delle sedi concertistiche della città. E difatti l’architetto lo ha progettato smontabile. Il seguito è cosa tristemente nota: L’Aquila ancora giace ferita, molti edifici sono in stato di semi-abbandono. E quindi l’Auditorium non è mai stato smontato, anzi, continua ad essere una delle poche location culturalmente attive nel capoluogo abruzzese. Naturalmente questo ha dato adito a numerose polemiche, riguardanti la necessità di un’opera simile quando una città è distrutta (critica che, oggettivamente, non va indirizzata all’architetto ma piuttosto alle amministrazioni), la volontà di spendere tanti soldi in questo progetto anziché nel ricostruire, anche se c’è da specificare che la provincia autonoma di Trento ha finanziato il complesso. Oltretutto, anche lo studio giapponese Shigeru Ban ha realizzato un auditorium smontabile in carta e bambù appena fuori L’Aquila, finanziato dal Giappone. Insomma l’Auditorium del Parco pur auspicando di essere un simbolo di rinascita è finito per diventare un simbolo di come la ricostruzione sia una questione difficile da affrontare in Italia. 
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