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Tutti a Zanzibar come nel romanzo di John Brunner

Tutti a Zanzibar come nel romanzo di John Brunner

Tutti a Zanzibar! Non solo un invito, ma anche una citazione letteraria. Era infatti il 1968 quando un 34enne John Brunner scrisse "Stand on Zanzibar"...

Zanzibar, tipica imbarcazione locale sull'Oceano Indiano
Un romanzo fantascientifico distopico vincitore di numerosi premi e riconoscimenti internazionali. Era il 2010 quando Norman House, manager afroamericano della General Technics, e Donald Hogan, agente bianco "dormiente" del governo USA, ricevono nuovi incarichi lavorativi che li trasportano in una società progredita e ricca ma ad un passo dal baratro e dall’autodistruzione. Zanzibar è solo uno sfondo di una guerra all’individuo, il luogo metaforico di una prigionia umana pronta a farsi guerra per la sopravvivenza del singolo.

Era il 2010. E’ il 2010: sono trascorsi 42 anni quando lo scrittore John Brunner scrisse il piccolo capolavoro. La società descritta nel romanzo "Stand on Zanzibar" non è (ancora) quella temuta dall’autore. Per fortuna. E rimane un piccolo ed autentico paradiso terrestre. Le spiagge e le foreste, i colori e gli odori, ed un surplus ricco di cultura rendono l’isola una meta per una vacanza indimenticabile. Si contano nell’arcipelago tantissime influenze culturali: arabe, persiane e bantu, frutto degli insediamenti storici e della frenetica attività commerciale per il ruolo cruciale che questa ha assunto come porto commerciale e trait d’union con Medio Oriente, India e Cina. E anche luogo centrale del commercio di schiavi a est dell'Africa e per la via delle spezie.

L’arcipelago, situato nell'Oceano Indiano di fronte alla costa orientale della Tanzania, prende il nome dal persiano zanj: zang-i bar significherebbe difatti "Terra dei neri". Ma potrebbe derivare anche dall'arabo Zayn Z'al Barr, ossia “bella questa terra”. E questa Terra è bella sul serio. Paesaggio da favola, clima caldo tutto l’anno, fondali incantevoli nel mare cristallino attraggono ogni anno migliaia di turisti. Tra le tappe preferite, quelle davvero imperdibili, bisogna annoverare Unguja con la sua antica Stone Town, caratterizzata da vicoli stretti e tortuosi, moschee sempre particolari e palazzi arabi, con un'architettura che mescola elementi arabi, indiani, europei ed africani e porte lignee intagliate e rifinite da ornamenti di bronzo. E, per finire, le rovine dei palazzi a Maruhubi e a Dunga.

Poi c’è l’isola di Pemba, verdeggiante e collinosa, ideale per immersioni e visite archeologiche sempre interessanti. Molto belle le rovine di Haruni presso Chwaka e di Ras Mkumbuu e Mkama Ndume presso Pujini. Per gli amanti della fauna locale, doverosa la visita a Changu, dove è possibile camminare (o quasi) tra tartarughe giganti e le loro uova. Ad un’ora a sud di Stone Town, c’è il piccolo villaggio di Kisimkazi e la sua spiaggetta: i pescatori locali potranno farvi imbarcare a bordo delle loro barcucole per un incontro ravvicinato con i delfini.

E cosa dire delle oltre 25 fantastiche spiagge? Queste le più belle e frequentate: Nungwi, Mangapwani, Matemwe, Pwani Mchangani, Kiwengwa, Uroa, Bwejuu e Jambiani. Se poi accanto alla sdraio, al posto del/la vostro/a partner, avete un bel cocktail fresco e colorato ed un bel piatto con del boku-boku ed un pezzo di torta speziata, cosa volere di più dalla vita?

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