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Lucio Dalla Bologna Piazza Grande cantanti bolognesi

Bologna, una città in musica

Itinerario musicale nel capoluogo emiliano. Bologna, che si prepara a salutare Lucio Dalla, ha ispirato, cresciuto, cullato e prodotto un inestimabile patrimonio melodico

Portici di Bologna
Bologna la grassa, la dotta, la rossa, ma anche Bologna la musa ispiratrice: con i suoi portici e il suo stile di vita godereccio, il capoluogo sta al cantautorato italiano come Seattle sta al grunge. Con la scomparsa di Lucio Dalla Bologna è rimasta orfana di uno dei suoi padri, e attende ora in lutto il rientro della salma per onorare e salutare l’ultima volta il poeta che tanto l’ha amata e citata.

Alla magnifica Piazza Maggiore è dedicata la storica ‘Piazza Grande’, che Lucio Dalla compose immedesimandosi nei panni di un senzatetto, abitante della grande arena dominata dalla statua del Nettuno. Dalla memorabile canzone è nata l’associazione per i senza fissa dimora ‘Piazza Grande’, a cui Dalla era molto legato. E come non ricordare un altro mostro sacro del cantautorato italiano, Francesco Guccini, che del suo inconfondibile accento emiliano (modenese, per la precisione) ha fatto un marchio, il quale ha dedicato a Bologna la canzone omonima. Descritta come una sorta di madre che accoglie i suoi figli e li nutre, ma che ad un certo punto li respinge costringendo ognuno per la sua strada ‘…Oh quanto eravamo tutti artistici, ma senza pudore o vergogna, cullati fra i portici – cosce di mamma Bologna…’, la città scopre tra i suoi vicoli quella ‘Via Paolo Fabbri 43’ dove il grande cantautore visse e prese il nome per uno dei suoi album. Una tappa immancabile del pellegrinaggio musicale nel capoluogo.

BOLOGNA NEI TESTI DELLE CANZONI: LE FOTO


Ma dalle viscere della ‘città rossa’ arriva anche musica leggera, come quella di Gianni Morandi, che di Dalla era stretto amico e compagno di tifoseria calcistica (parliamo del Bologna, naturalmente), Luca Carboni che vi è nato, o quella di Cesare Cremonini, che, ai tempi disimpegnati dei Lunapop, cantava quanto era ‘bello andare in giro’ in vespa per i colli bolognesi.

E se per Guccini ‘…i vecchi imberiaghi (ubriachi ndr.) sembravano letteratura…’, per Vasco Rossi gli alcolici sono roba da rockstar. Forse una delle frasi più celebri del panorama musicale italiano ‘… e poi ci troveremo come le star a bere del whiskey al Roxy Bar…’, tratta da Vita Spericolata, 1983, dipinge uno spaccato di vita bolognese che diede al giovane Vasco un’impennata di successo. Il Roxy bar, sotto i portici all’ombra della Torre degli Asinelli, è ancora oggi una tappa inevitabile nell’itinerario musicale in città. Se gli innamorati vanno nella casa di Giulietta a Verona, i fan del rock made in Italy vanno al Roxy bar, la cui toilette è una sorta di mausoleo di Vasco Rossi, piena zeppa di graffiti e dediche che i proprietari non sono intenzionati a cancellare.

La lista di nomi della musica italiana legati alla ‘città dotta’ continua, con Samuele Bersani che le dedica ‘A Bologna - Canzone d’amore’, una sorta di manifesto della città che cambia (‘siamo le cavie di nuovi divieti’) ma mantiene alcune sue caratteristiche intonse, come i portici che ‘... tengono in piedi le case, hanno reumatismi e le artriti di braccia operaie...’ .

Facendo un salto poi nella musica indipendente, ecco che la band per eccellenza che oggi rappresenta il capoluogo emiliano è quella dei Massimo Volume, formatisi nel 1992 proprio tra i suoi vicoli e cresciuti (musicalmente) in quella Bologna che continua ad essere una fucina di idee per la musica italiana.

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